In un precedente articolo, Compliance Journal ha iniziato ad approfondire la tematica delle relazioni di business con l’Iran, evidenziando che:

  • vi è una apparente riluttanza dei grandi istituti a fornire servizi finanziari necessari per supportare lo sviluppo di business in Iran, in particolare a cause dell’incertezza in merito alla capacità delle banche iraniane di eseguire una completa e trasparente Customer Due Diligence (CDD) sulle entità legali, i beneficiari, e le informazioni sulle origini dei fondi.
  • il roll-back dei regimi sanzionatori comporta molto tempo e l’investimento di molte risorse.
  • il quadro legislativo iraniano dovrà prevedere l’implementazione di standard e procedure che forniscano evidenza che le informazioni (in particolare dei titolari effettivi) possano essere prodotte a livelli equivalenti a quelli attesi dai regolatori europei.
  • le autorità regolamentari Iraniane dovranno evolvere il proprio approccio, e poter fornire evidenza che gli istituti Iraniani saranno supervisionati e valutati in base a standard equipollenti a quelli cui sono sottoposte le controparti europee.

L’espansione del quadro legislativo iraniano sui crimini finanziari dovrà incorporare anche temi quali corruzione, concussione ed evasione fiscale.

L’apertura al mondo finanziario globale da parte dei player iraniani non sarà una fase istantanea, bensì un processo lento e progressivo, che necessiterà di sforzi inclusivi e di superamento dello status quo – non solo normativo ma anche procedurale e relazionale.

Al fine di rendere efficaci le normative di contrasto alla corruzione ed alla evasione fiscale, emergerà la necessità per l’Iran di un maggiore scambio di informazioni e la cooperazione con agenzie di financial enforcement in altri paesi.

Gli ostacoli non sono pochi, ed in particolare risiedono nel capitale umano nel settore bancario iraniano, perché uno sforzo legislativo sarà necessario ma non sufficiente: una rivoluzione AML, un rinnovato approccio inclusivo con le unità di intelligence finanziaria mondiali, un rafforzamento dei sistemi di vigilanza interna sono progetti che necessitano di importanti professionalità che non sono di facile acquisizione sul territorio iraniano.

Ci vorrà pertanto tempo per ritenere l’economia bancaria iraniana parificata a quella di paesi più maturi sotto il profilo di financial crime compliance, ma ciò non toglie che in un periodo di crescita lenta e con il prezzo del petrolio in caduta vi sia un mutuale interesse da parte delle economie globali verso l’Iran e vice versa.

In questi frangenti, vi sono numerosi fattori che i business finanziari Europei stanno tenendo in considerazione nel valutare se e come intraprendere relazioni di business con l’Iran: ad esempio sia l’Office of Foreign Sanctions Implementation (OFSI) che l’OFAC hanno asserito di essere disposti ad entrare in contatto con settori industriali e finanziari al fine di assicurare la comprensione degli esistenti regimi sanzionatori ed i requisiti di licensing.

Nel corso dei prossimi 12 mesi sarà interessante osservare come il quadro normativo iraniano in ambito AML e CFT si evolverà e di conseguenza, come i business occidentali reagiranno a tali sviluppi.