Alcuni mesi fa, Alka Seltzer camminava nei dintorni del Parlamento europeo a Bruxelles quando il suo sguardo fu catturato da due grandi striscioni. Il primo proclamava “La democrazia in azione”, mentre il secondo celebrava il programma Next Generation EU. Queste immagini non suscitarono reazioni positive in lui. Alka rifletteva su cosa avrebbero pensato personaggi come Adenauer, Spinelli, Monnet, Schumann o De Gasperi di fronte a questi manifesti che trattavano la democrazia e le iniziative dell’Unione europea come se fossero prodotti commerciali.
Considerando poi una Unione europea inefficace, frammentata, incapace di affermarsi sul palcoscenico internazionale, autoreferenziale, debole e priva di un ruolo attivo nelle principali questioni globali del nostro tempo. Un’Unione con regimi fiscali disparati, dove ogni Stato membro possiede il proprio paradiso fiscale (ad esempio Andorra, Lussemburgo, Liechtenstein…), e che ha introdotto un piano di sostenibilità che ha messo in crisi l’industria automobilistica, senza avere una difesa comune (parlarne è quasi uno scherzo).
L’Unione ha adottato una moneta unica, ma non è riuscita a trovare un vero significato oltre le dichiarazioni di facciata e le occasioni per foto ricordo. Si è ampliata troppo in fretta adottando nazioni che sembrano più interessate a sfruttare vantaggi economici piuttosto che a promuovere ideali e valori fondamentali. Ci troviamo di fronte a una palese debolezza politica, culminata con l’esclusione dalle negoziazioni per la pace in Ucraina, gestite autonomamente dagli USA e dalla Russia.
Ma se l’UE stenta a progredire, l’Italia non sembra stare meglio. Evitiamo di entrare nei dettagli del teatro politico tra politici e ministri condannati, assolti o sotto indagine, del Premier che evita interviste e si rifugia nei suoi monologhi sui social, di un’opposizione inesistente e contraddittoria, di un sistema sanitario in crisi, dei costi energetici esorbitanti (nonostante il mercato libero dovrebbe ridurre le spese per le famiglie?), di un debito pubblico elevato, di amnistie fiscali e di evasione fiscale…
Concentriamoci piuttosto sul sentimento del paese, basandoci su dati raccolti da Ipsos nel gennaio 2025, di cui Alka Seltzer è venuto a conoscenza. Secondo gli italiani, il 72% ritiene che le cose stiano andando nella direzione sbagliata. Tra i problemi più gravi e urgenti da affrontare, i cittadini indicano al primo posto l’occupazione e la situazione economica negativa (56%), seguita dalla crisi sanitaria (38%), dalla sicurezza (30%), dal funzionamento delle istituzioni (26%), dall’immigrazione (25%), dalla perdita del potere d’acquisto (24%), dalla fragilità del welfare e delle misure di assistenza (20%).
Negli ultimi posti troviamo l’ambiente e il cambiamento climatico (18%), la guerra e le tensioni geopolitiche (3%), e infine la mobilità (3%). Solo un terzo degli italiani (32%) crede che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà realmente efficace nel risolvere i problemi strutturali del paese e nel rilanciare l’economia.
Non c’è molto da essere ottimisti quando queste risposte si confrontano con lo scenario politico internazionale, un panorama desolante dove arroganza, presunzione, insulti, menzogne e violenza sembrano essere diventati i beni più preziosi.
Nel dopoguerra, il prete democristiano Don Camillo e il sindaco comunista Peppone, nei racconti di Giovanni Guareschi, combattevano aspramente ma condividendo solidi principi etici e valori. Oggi, quei valori sembrano essere stati dimenticati, e il nuovo che avanza suscita almeno forti dubbi.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.