Landini vs Grillo: perché due partiti (Cgil & PD) superano uno! Scopri il motivo!

L’ultima volta che abbiamo sentito parole così forti è stata dalla bocca di Beppe Grillo, che aveva promesso di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno” nel 2013, mentre si apprestava a lanciare il suo movimento politico. Oggi, un nuovo protagonista della sinistra populista emerge: si tratta di Maurizio Landini, leader del più grande sindacato italiano, la Cgil, e influente azionista del Partito Democratico (Pd). Landini ha giocato un ruolo cruciale come principale sostenitore di Elly Schlein, contribuendo significativamente alla sua elezione attraverso un imponente afflusso di votanti alle primarie del partito, organizzate nei gazebo.



Le parole di Grillo sono state sostituite da quelle di Landini, che afferma di voler “rivoltare il paese come un guanto”. L’uso del termine “rivoltare” non è casuale, poiché evoca una vera e propria “rivolta sociale”. Per Landini, questo significa che ciascuno deve affrontare le ingiustizie e l’idea che l’unione possa realmente cambiare le cose. I suoi “soldati” sono i lavoratori che hanno partecipato alle manifestazioni in varie città italiane, in occasione dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro la manovra finanziaria, ancora prima che fosse approvata.



È evidente che l’obiettivo delle due confederazioni sindacali è di natura politica, e Landini non lo nasconde. I problemi dei lavoratori e delle classi meno abbienti sono tangibili, e il leader della Cgil li utilizza come strumento per sfidare il governo di Giorgia Meloni. Le tensioni sociali vengono utilizzate come detonatori per incitare la rabbia popolare. A Torino, l’antica capitale dell’industria meccanica, la situazione è stata esacerbata – non solo in senso figurato – da gruppi estremisti che hanno bruciato effigi del premier Meloni e dei ministri Salvini e Crosetto. Queste manifestazioni violente, che meritebbero condanna, si svolgono tuttavia al riparo dell’ombrello della libertà sindacale.

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Grillo passò dalle manifestazioni di piazza al voto popolare per consolidare il suo movimento politico. Landini, invece, sfrutta il suo ruolo nel Pd guidato da Schlein e utilizza il sindacato come leva per ribaltare gli equilibri politici. Secondo i dati forniti da Salvini, il numero delle assenze dal lavoro è impressionante: sotto il governo Meloni si sono registrati 1.342 scioperi annunciati e 949 effettuati, con una media di 38 al mese, di cui 518 annunciati e 374 effettivamente tenuti su scala nazionale, più di uno al giorno. Durante il governo Draghi, invece, si era verificata una sorta di “pace sindacale”. Da chiedersi il perché.

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