Finanza sotto Spia: il Crollo del Dollaro e Petrolio, Segreti del Tesoro Rivelati!

Il Grande Crollo nei Mercati Azionari Globali

Il disastro nei mercati azionari globali è stato devastante, e la stampa ha coperto l’evento mettendo in evidenza i 5 trilioni di dollari evaporati dal solo S&P500, vicino geograficamente alla Casa Bianca, a seguito dell’imposizione di dazi dagli Stati Uniti al resto del mondo. Tuttavia, un giornalismo più minuzioso avrebbe dovuto porre alcune domande cruciali, anche se rispondervi immediatamente potrebbe non essere sempre fattibile (alcuni quesiti sono stati tuttavia sollevati ieri su Il Sussidiario).

Chi ha subìto le maggiori perdite?

Chi ha subito il colpo più duro da questa colossale perdita di valore finanziario? In altre parole, quali investitori hanno deciso di vendere in fretta e furia e chi invece ha acquistato, accettando di nuovo il rischio? La fuga dal mercato è stata motivata unicamente dalle aspettative negative legate ai dazi, che si prevedeva avrebbero causato stagflazione e instabilità economica globale? Quali intermediari, in connessione con quali gestori, hanno redistribuito il Grande Reset nei portafogli istituzionali? E quali sono stati i bilanci finali di “profitti e perdite” per queste entità?

Considerazioni sul Mercato Azionario

Vale la pena ricordare che il principale indice del Nyse, così come il Ftse-Mib di Milano, aveva raggiunto il suo massimo storico nell’ultimo mese, mentre il suo valore era ancora doppio rispetto al minimo raggiunto durante la crisi del Covid cinque anni fa. “Quanto grande è la bolla del mercato azionario statunitense?” era il titolo di un articolo del Financial Times un mese fa.

Allargando lo sguardo ai mercati finanziari, durante il Grande Crollo dei listini, i titoli di stato americani hanno guadagnato valore, con una diminuzione dei rendimenti, ovvero il costo del debito pubblico USA sul mercato. Una parte significativa dei fondi in fuga dall’azionario ha chiaramente cercato rifugio nei Treasury, generando un beneficio tangibile per l’amministrazione Trump, che probabilmente dovrà aumentare l’indebitamento a causa di una politica di riduzione delle tasse.

LEGGI  Scopri le 4 città del Sud con redditi sorprendenti! Numeri del 2024 svelati!

Analisi del Settore Valutario e delle Materie Prime

Passando al settore valutario, dal principio di febbraio ai minimi della scorsa settimana, il dollaro ha perso l’8% contro l’euro, un implicito dazio all’export europeo verso gli USA, sicuramente doloroso per l’UE, ma in linea con la politica MAGA della Casa Bianca, anche prima degli annunci eclatanti del “Liberation Day”.

Per quanto riguarda le materie prime strategiche, il petrolio (Wti) è sceso da 80 euro al barile di metà gennaio a 62. Questa è una cattiva notizia per i produttori Opec e per altri paesi come la Russia o la Norvegia, che subiscono pressioni geopolitiche specifiche da parte di Trump. Tuttavia, un petrolio più economico è una buona notizia per gli automobilisti americani ed europei, a patto che la riduzione del prezzo del greggio si rifletta nei prezzi alla pompa.

Il prezzo del gas al Ttf, nel frattempo, era aumentato fino a quasi 60 euro a metà febbraio: oggi è sceso a 36, come lo scorso settembre. Questo rappresenta un’altra notizia positiva per aziende e famiglie in tutto l’Occidente.

Implicazioni Macroeconomiche

Ampliando ulteriormente la prospettiva alla macroeconomia, la debolezza del prezzo base dell’energia è coerente con l’aspettativa di un rallentamento dell’economia globale. Questo è sicuramente il fronte più rischioso del grande azzardo geopolitico di Trump, con scadenza tra 18 mesi (elezioni di metà mandato negli USA). Il presidente è consapevole dei costi macroeconomici della sua offensiva tariffaria, che ha anche l’obiettivo di stabilizzare un pianeta lasciato nel caos dall’amministrazione Biden post-Covid.

La guerra dei dazi introduce sicuramente il rischio di stagnazione o persino di recessione, anche negli USA (lo stesso presidente ha accennato a questo rischio). È meno certo, invece, che ciò rialimenterà l’inflazione (gli ultimi dati confermano l’incertezza, anche se i banchieri centrali sono giustamente preoccupati). L’indice dei prezzi è stato un parametro decisivo nelle ultime elezioni presidenziali americane.

LEGGI  Turchia Vuole Diventare il Braccio Armato dell'UE con Approvazione USA: Scenari e Manovre

I banchieri di Wall Street, con cui il magnate immobiliare di Manhattan ha sempre avuto un rapporto altalenante di amore e odio, dovranno ora occuparsi dei ricchi globali che hanno affidato loro patrimoni miliardari, frutto di redditi molto superiori a quelli dell’americano medio.

Articoli simili

Vota questo post

Lascia un commento