Le ombre del cattolicesimo Maga e l’influenza politica nel conclave
La stampa liberal americana solleva quotidianamente preoccupazioni su un’influenza che potrebbe essere esercitata dal fenomeno Trump anche all’interno del conclave, dove sembrano profilarsi le ombre di un cattolicesimo nativista ispirato al movimento Maga, nonché una possibile interferenza della Casa Bianca, che si estenderebbe fino alla sovranità del Canada. Tuttavia, sembra che il vero protagonista attivo nell’elezione del nuovo papa sia il presidente francese Emmanuel Macron.
L’incontro a San Pietro e la figura di Macron
Il presidente francese ha cercato di appropriarsi dell’attenzione durante l’incontro a San Pietro tra Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ma il risultato è stato solo una visibilità imbarazzante e negativa. In particolare, l’azione di Trump di escludere Macron da questo mini-summit ha evidenziato la scarsa rilevanza dell’iniziativa dei cosiddetti “Volenterosi”, una collaborazione tra Parigi e Londra nata per contrastare una tregua immediata nel conflitto russo-ucraino, una soluzione invece sostenuta tanto da Papa Francesco quanto da Trump.
Il “club dei Volenterosi” e la gestione di Macron
Il “club dei Volenterosi” rappresenta solo uno degli ultimi stratagemmi ideati da Macron per distogliere l’attenzione dalle difficoltà della sua presidenza, in un periodo in cui la Francia è paralizzata, divisa e impoverita, e a quasi un anno di distanza dalle sconfitte elettorali subite sia in Europa che in Francia. Il conclave, quindi, offre a Macron un’altra opportunità per mantenere una certa visibilità mediatica, pur senza una reale incisività politica. È anche da notare che tra poche settimane scadrà il termine di dodici mesi in cui all’Eliseo è stato impedito di indire nuove elezioni legislative.
Il sostegno di Macron ad Aveline
Non sorprende, quindi, che Macron stia alimentando le speculazioni sul suo supporto all’arcivescovo di Marsiglia, Jean-Marc Aveline, un raro cardinale europeo chiaramente scelto da Papa Francesco. Questo vescovo cattolico, originario di un Paese laicista e guidato da un presidente tecno-liberale, è un prete di strada di Marsiglia, nato in Algeria e fluentemente arabo, profondamente diverso dalla Parigi dell’Eliseo. Tuttavia, tutto ciò è coerente per un presidente che per definizione è nazionalista, guidato principalmente dalla necessità di rimanere in carica fino al termine del suo mandato nel 2027, sempre subordinando tutto agli interessi del potere personale, soprattutto per quanto riguarda la sua successione.
Il pranzo a Roma e le alleanze politiche
Recentemente, è stato notevole il pranzo offerto a Roma a Macron da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e ministro della Cooperazione internazionale nel governo di Mario Monti. Riccardi è attualmente il principale sostenitore della candidatura del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, promosso dal “partito di Sant’Egidio”, particolarmente radicato nell’ambiente cattodem. Anche la storica sintonia tra la Comunità di Sant’Egidio e un presidente francese arrivista e lobbistico come Macron non sorprende, un Macron che è un avversario dichiarato della premier italiana Giorgia Meloni e legato da un particolare “Trattato del Quirinale” con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, spesso considerato il vero leader dell’opposizione “dem” in Italia.
Le prossime elezioni e le possibili strategie di Macron
Con la Francia in una crisi sempre più profonda, l’ipotesi di nuove elezioni non è più considerata remota, e potrebbe rappresentare un altro tentativo di Macron di ribaltare la pesante sconfitta elettorale subita in Europa nel giugno 2024 dalla destra, ora priva della sua leader Marine Le Pen, recentemente dichiarata ineleggibile da una controversa decisione giudiziaria a Parigi. Saranno i francesi disposti a concedere a Macron una seconda chance, negata un anno fa in elezioni anticipate convocate con tono quasi monarchico?
Potenziali alleanze strategiche per l’Eliseo
Un papa francese potrebbe essere un prezioso supporto per Macron, un marchio da sfruttare rapidamente come ha tentato invano con la “terza sedia” del vertice Trump-Zelensky. Anche un papa italiano “amico”, con un profilo fortemente politico e vicino alla socialdemocrazia europea, potrebbe essere una risorsa strategica per l’Eliseo, specialmente se questo Papa fosse apertamente avverso alle “destre populiste” e potesse cooperare con il Quirinale nell’accendere un nuovo fuoco di “resistenza” in Europa, seguendo le raccomandazioni di Mattarella alla vigilia delle esequie di Papa Francesco.
La strategia europea di resistenza e le alleanze politiche
Infine, il concetto del “ribaltone” di una democrazia facendo sponda sull’Europa è stato proprio coniato da Mattarella in Italia nel 2019. È la stessa “Europa” invocata dalle opposizioni politicamente corrette in Italia poche settimane fa in una piazza romana, dove l’unico leader cattolico sul palco è stato proprio Riccardi.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.