La nostra capacità di utilizzare efficacemente le risorse fornite dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sta subendo ritardi significativi. Il Ministro dell’Economia ha suggerito che potremmo richiedere più tempo per implementare i progetti. Tuttavia, alcuni economisti ritengono che dovremmo avere il coraggio di eliminare le opzioni non praticabili e di ridurre il deficit. Tra gli ambiti che mostrano particolari ritardi vi sono gli investimenti destinati al lavoro, alla formazione e ai servizi per le politiche attive.
I risultati modesti ottenuti nei target relativi all’occupabilità e allo sviluppo del capitale umano sono largamente dovuti all’approccio rigido adottato. L’Italia partiva da una struttura di servizi pubblici per l’impiego capaci di gestire le pratiche burocratiche di supporto, ma totalmente carente in termini di interventi con politiche attive per l’inserimento lavorativo.
L’ideale sarebbe stato sviluppare una rete di collaborazione tra tutti gli enti capaci di promuovere i servizi necessari e di focalizzare le risorse nei settori in cui l’offerta era insufficiente, specialmente considerando la complessità data dalle autonomie regionali.
Per quanto riguarda i servizi di politiche attive, esisteva già una rete pubblica di Centri per l’Impiego e Agenzie per il lavoro private attive in molte regioni, oltre a reti regionali di enti accreditati che combinano formazione professionale con servizi al lavoro, e che sono ben inseriti nel tessuto locale.
In certe regioni, la collaborazione tra i diversi attori era già una pratica consolidata. Per lanciare nuovi servizi, è fondamentale investire risorse per supportare rapidamente l’espansione di reti collaborative.
Nello sviluppo di queste collaborazioni, cresce l’opportunità di sviluppare competenze trasversali e di identificare le assunzioni necessarie per colmare le lacune di competenze, particolarmente nei Centri per l’Impiego, che necessitano di un potenziamento del personale.
Le persone assistite vengono classificate in quattro categorie, in base alla distanza dal mercato del lavoro e alle loro storie professionali, con servizi standardizzati. Di conseguenza, il passaggio ai servizi privati spesso avviene troppo tardi per una personalizzazione efficace.
I risultati mostrano chiaramente che non solo gli obiettivi numerici non sono stati raggiunti, ma anche che la rete di servizi territoriali per le politiche attive del lavoro soffre ancora delle stesse carenze e ritardi di prima.
È necessario utilizzare il tempo e le risorse rimanenti per correggere questi problemi e integrare le iniziative in un sistema collaborativo. Il capitolo lavoro del PNRR non riguarda solo l’impiego, ma anche la formazione e l’orientamento, entrambi cruciali per il successo dell’intervento.
La formazione riguarda sia l’acquisizione di competenze iniziali che il continuo rafforzamento della formazione durante la vita lavorativa. L’introduzione di certificazioni delle competenze e l’incremento dei percorsi di formazione duale rappresentano passi avanti importanti in settori storicamente in ritardo.
L’orientamento, spesso trascurato, è fondamentale nelle politiche per la cittadinanza attiva. Recenti analisi mostrano che l’offerta di orientamento è frammentata tra scuole, università, enti di formazione e Centri per l’Impiego, con varie lacune e mancanze.
Gli enti di formazione e le università, a differenza delle scuole, hanno sviluppato iniziative di placement e di supporto al lavoro. Tuttavia, nei Centri per l’Impiego, l’orientamento è spesso solo nominale, senza specialisti né spazi dedicati.
In conclusione, il più grande disallineamento qualitativo nel nostro mercato del lavoro rimane l’area meno investita e coordinata, nonostante sia essenziale per migliorare l’occupabilità, l’integrazione sociale e lo sviluppo personale. È necessario un maggiore impegno da parte delle forze politiche e sociali per sfruttare al meglio gli investimenti rimanenti del PNRR.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.