La prima domanda di adesione della Turchia all’Unione Europea risale al 1987. I colloqui si sono protratti con vari gradi di successo fino al 2018, quando sono stati definitivamente interrotti a causa della ferma opposizione di Angela Merkel.
Il rifiuto fu giustificato principalmente dalle preoccupazioni riguardo alla mancanza di democrazia nel governo turco e la troppo stretta relazione con i Fratelli Musulmani, considerati un gruppo terroristico da molti paesi. In risposta, la Turchia ha stretto relazioni più intense con la Russia, accettando armi e petrolio nonostante le sanzioni internazionali.
La Turchia possiede il secondo esercito più grande della NATO, con un milione di truppe. Ospita basi dell’aeronautica americana e anche i sistemi missilistici russi S-400. Inoltre, ha fatto acquisti in Italia, comprando Piaggio Aerospace tramite Baikar e avviando una collaborazione con Leonardo.
La Turchia, nel corso di questo secolo, ha mantenuto una politica di equilibrio nel Medio Oriente, sempre in difesa degli interessi nazionali e interagendo con vari attori globali. Ad esempio, è presente in Libia su incarico del Qatar in Tripolitania, competendo con i russi della ex Wagner in Cirenaica, e permette anche una presenza italiana.
Ha svolto un ruolo di mediatore e mantenuto una posizione di equidistanza tra Mosca, Kiev e la NATO durante il conflitto ucraino. Dopo la caduta di Assad, la Turchia si è fatta garante della nuova fase in Siria su mandato saudita e ha tentato di rilanciare il progetto del gasdotto Qatar pipeline (Qatar-Siria-Turchia), che però non ha ancora ottenuto risultati concreti.
Recentemente, la Turchia ha tentato di riconciliarsi con i curdi del PKK e, con il sostegno americano, ha firmato un accordo con i curdi e gli iracheni per riattivare l’oleodotto da Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, a Ceyhan in Turchia.
Recentemente, la Turchia ha proposto di riaprire i negoziati per l’adesione all’UE in cambio della cooperazione nella difesa europea. Durante un incontro online organizzato dall’UE con i leader di Canada, Norvegia, Islanda e Regno Unito, Erdogan ha descritto come “inspiegabile” l’esclusione della Turchia dai piani di approvvigionamento difensivi europei. Ma quali sono le opinioni degli USA su questo avvicinamento?
Gli analisti Anna Borshchevskaya e Harold Grinspoon del Washington Institute, durante un’audizione alla commissione Esteri della Camera degli USA, hanno esposto il motivo per cui gli Stati Uniti vedono di buon occhio una relazione costruttiva e pragmatica con la Turchia. Essenzialmente perché la Turchia sta emergendo come una potenza navale chiave nel Mar Nero e la relazione tra Russia e Turchia non è più così sbilanciata in favore della Russia.
Inoltre, la Turchia ha mantenuto un equilibrio tra Ucraina, Russia e NATO dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Pertanto, sarebbe pragmaticamente vantaggioso per gli USA sfruttare la nuova posizione turca nel Medio Oriente, specialmente mentre gli USA stessi spostano i loro investimenti strategici verso l’Indo-Pacifico.
Ma come si configurano i rapporti tra Russia e Turchia nei tre pilastri dei rapporti internazionali: energia, commercio e difesa?
Per anni, Putin ha cercato di approfondire le divisioni tra la Turchia, l’Occidente e la NATO. La Turchia è diventata dipendente dagli idrocarburi russi, dalle tecnologie nucleari, dal commercio e dal turismo, con una bilancia commerciale che favorisce Mosca.
L’acquisto dei sistemi di difesa aerea russi S-400 alla fine del 2019 ha creato tensioni con Washington e la NATO, bloccando l’acquisto di caccia F-35. Inoltre, il gasdotto TurkStream, che trasporta gas russo verso l’Europa meridionale dal gennaio 2020, ha rafforzato ulteriormente il legame tra Ankara e Mosca, specialmente dopo che Putin ha cercato di fare della Turchia un hub alternativo per il gas russo, bypassando l’Ucraina.
La Turchia ha anche annunciato di voler espandere il progetto “Turkish Blend”, che combina gas da diverse fonti, per trasportare 7-8 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Bulgaria all’Europa centrale. Inoltre, la costruzione della centrale nucleare turca di Akkuyu è basata su quattro reattori progettati dalla Russia, finanziati e costruiti dalla Rosatom russa.
La vittoria dell’opposizione nella guerra civile siriana ha modificato lo scenario. Mosca non può più utilizzare la Siria, nemmeno attraverso i terroristi del PKK, per fare pressione sulla Turchia, considerando che il problema del nazionalismo curdo era al centro degli interventi turci in Siria negli ultimi anni. Ora, però, la Turchia ha superato Mosca in Siria, e la sua posizione geopolitica potrebbe essere rivalutata.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.