Si assiste a un incremento significativo e notevole dei fallimenti nelle imprese italiane, con un aumento record che ha superato il 17% rispetto a due anni fa. La maggior parte di queste difficoltà si verifica nel Nord Ovest dell’Italia, con la Lombardia in testa.
Le aziende che forniscono servizi sono quelle che subiscono il maggior numero di fallimenti (il 35%) e le società di capitali rappresentano l’82% di queste. I settori più afflitti sono senza dubbio quello industriale, delle costruzioni e della moda. Ma quali sono le dinamiche che portano queste aziende a cessare le loro attività?
Perché un numero così elevato di fallimenti tra le imprese italiane?
I fallimenti più rilevanti tra le imprese italiane si verificano nel settore dei servizi, tanto che nell’ultimo anno le cessazioni di attività in questo ambito hanno superato le 56.000 unità. Esaminando altri settori, si nota una profonda crisi nel settore della moda e anche nella lavorazione dei metalli.
Invece, le aziende dei settori farmaceutico, chimico e quelli che producono beni per il consumo di massa stanno registrando buone performance.
Le imprese che dichiarano fallimento sono per lo più quelle “giovani”, che non hanno ancora raggiunto i 5 anni di attività e che nel 2024 rappresentano il 12% dei procedimenti fallimentari (rispetto al 2% di due anni fa).
La principale causa di chiusura delle imprese italiane è l’aumento dei costi energetici e l’incremento dei prezzi delle materie prime. Anche i carichi debitori, che vengono applicati ai debiti, peggiorano la situazione degli imprenditori già in difficoltà.
Grande attenzione per il nuovo Codice della Crisi d’Impresa
Nel primo trimestre di quasi tre anni fa, è stato introdotto il nuovo Codice della Crisi d’Impresa. Questo strumento ha permesso a diverse imprese di prevenire la procedura fallimentare e adottare misure precauzionali per evitare il peggio.
Di questa opportunità hanno beneficiato numerose aziende su tutto il territorio nazionale, con quasi 5.000 attività che hanno adottato tali misure solo nel 2024, registrando un aumento del 37% rispetto agli anni precedenti.
Anche Serenella Monforte, Responsabile delle Analisi Settoriali di Cerved, ha evidenziato come la liquidazione volontaria e le misure previste dal recente Codice della Crisi d’Impresa abbiano spinto, in qualche modo, le imprese italiane a chiudere i battenti prima di trovarsi in situazioni drasticamente critiche.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.