Hanno trovato il modo di ricevere 7.000 euro di sussidio di disoccupazione al mese, ed è perfettamente legale

Indennità di disoccupazione record per i lavoratori transfrontalieri

Nel sistema italiano di assicurazione contro la disoccupazione si è creata una situazione eccezionale: alcune persone in cerca di lavoro possono ricevere fino a 7.000 euro al mese di indennità. Si tratta soprattutto di lavoratori transfrontalieri che hanno lavorato in Svizzera, i cui sussidi sono calcolati sulla base dei loro ex stipendi svizzeri, che sono notevolmente più alti di quelli italiani.

Un notevole divario rispetto alla media nazionale

Mentre l’indennità media di disoccupazione in Italia è di 1.265 euro al mese, i 77.000 frontalieri italiani disoccupati ricevono in media 2.670 euro, più del doppio.

Questa disparità si spiega con l’attuale metodo di calcolo, che tiene conto dell’ultimo stipendio percepito, creando situazioni particolarmente vantaggiose per gli ex lavoratori in Svizzera.

Un grande sconvolgimento entro il 2025

Un cambiamento radicale si profila all’orizzonte per il gennaio 2025: le parti sociali italiane stanno progettando di introdurre un coefficiente di compensazione basato sul Paese di occupazione.

Questa riforma potrebbe dimezzare le prestazioni dei lavoratori transfrontalieri, passando dal 57% al 28% del loro precedente stipendio.

Testimonianze preoccupanti

Le testimonianze raccolte illustrano la crescente preoccupazione. Clément, che attualmente riceve un’indennità di 3.000 euro, potrebbe vederla ridotta a 1.600 euro.

Alexandre, che lavora nell’industria orologiera in Svizzera, sottolinea il notevole impatto sul tenore di vita dei pendolari transfrontalieri, che già devono sopportare particolari vincoli (tempi di percorrenza, distanza dalla famiglia).

Un grande rischio sociale

Gli esperti, tra cui Nicolas Guyon del Groupement transfrontalier européen, mettono in guardia dalle conseguenze drammatiche di questa riforma.

C’è il rischio concreto che i pendolari transfrontalieri diventino indebitati e vulnerabili, in particolare coloro che hanno responsabilità familiari o mutui. Thomas Fischer, direttore generale del GTE, denuncia una misura che “discrimina i pendolari transfrontalieri e i diritti umani”.

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Discriminazione con il dito puntato

Il confronto con i dirigenti parigini, che manterrebbero la loro indennità del 57% anche con stipendi di 6.000 euro, solleva la questione dell’equità di trattamento.

I lavoratori frontalieri vedono questa differenza di trattamento come una forma di discriminazione, sostenendo che le loro particolari condizioni di lavoro (spostamenti, orari di lavoro) dovrebbero essere prese in considerazione.

Conclusione

Questa riforma, prevista per il 2025, solleva questioni fondamentali sull’equità del sistema italiano di assicurazione contro la disoccupazione. Se da un lato mira ad armonizzare le prestazioni, dall’altro rischia di creare una notevole insicurezza lavorativa tra i lavoratori transfrontalieri, che rappresentano una parte significativa dell’economia delle regioni di confine. Resta aperto il dibattito sulla necessità di trovare un equilibrio tra l’armonizzazione del sistema e la considerazione delle caratteristiche specifiche del lavoro frontaliero.

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