INFLAZIONE USA 2025: Cosa Farà Trump? Scopri la Possibile “Sorpresa”!

Il tasso di inflazione negli Stati Uniti ha registrato un aumento nel novembre, raggiungendo il 2,7% rispetto al 2,6% di ottobre. L’inflazione di base, esclusi i costi di energia e alimentari, ha segnato un 3,3%. In entrambi i casi, i risultati sono stati conformi alle previsioni. Gli investitori, in vista dell’imminente incontro della Fed previsto tra una settimana, anticipano con quasi certezza un ulteriore abbassamento dei tassi di interesse; per il 2025 si prevedono altri due tagli, sebbene il contesto sia molto più incerto rispetto alle previsioni relative alle azioni della Bce. Per la prima volta da febbraio, tutte le categorie principali dell’inflazione hanno evidenziato un aumento; il settore “core” dei beni ha mostrato il più grande aumento del 2024. Nonostante ciò, sotto la superficie, gli investitori hanno interpretato i dati recenti come un segnale di inflazione persistente e la fine della sua fase di rallentamento. Di conseguenza, sono aumentati i rendimenti dei titoli di stato americani, così come il valore del dollaro, dell’oro e dei Bitcoin, in una reazione allineata con le aspettative di un’inflazione crescente.



Solo nel gennaio gli investitori potranno capire se il Presidente eletto Trump sta usando la minaccia di dazi come strumento negoziale o se intende realmente applicarli. Una politica commerciale protezionistica può generare inflazione, un fattore che verrà considerato nelle valutazioni della banca centrale americana e nelle sue decisioni sui tassi di interesse. La scommessa di Trump è che i vantaggi, in termini di industria e occupazione, superino i costi, ma ciò non modifica le aspettative degli investitori sull’inflazione. Si osserva che, nonostante il rallentamento di alcuni settori economici, l’inflazione non sta più diminuendo.

LEGGI  Boom nei Congedi Parentali e Bonus Asilo Nido: +35% di Famiglie Beneficiano!



Un altro aspetto ormai evidente è l’aumento dell’interesse per gli indici “alternativi” che, dalle Federal Reserve di San Francisco e di Atlanta, misurano, ad esempio, la componente non ciclica dell’inflazione. Le analisi degli investitori includono sia l’inflazione “core” che quella “supercore”, escludendo, includendo o ricalibrando le componenti più difficili da misurare come, per esempio, quelle relative al costo dell’abitazione. Accanto ai dati ufficiali, emergono indici completamente indipendenti da quelli del Dipartimento del Lavoro che valutano i movimenti dei prezzi in modo autonomo. L’importanza del dato sintetico diminuisce e, implicitamente, viene messo in dubbio per la sua incapacità di riflettere l’aumento dei prezzi così come viene percepito o subito dalla maggior parte della popolazione. Esiste un’inflazione ufficiale e poi ci sono altre inflazioni, più o meno ufficiali. Per la maggioranza delle famiglie, solo alcune voci dell’indice generale sono realmente significative. Nessuno, ad esempio, penserebbe di cambiare auto se deve affrontare problemi legati alla spesa per alimentari o altri beni essenziali.



L’economia non sta rallentando come previsto dodici mesi fa, e l’inflazione, sebbene persistente, consente ancora di considerare uno scenario di medio termine di normalizzazione. Nel frattempo, sono stati già effettuati tagli dei tassi da parte delle banche centrali e si sono verificati cali nei rendimenti obbligazionari. In questo scenario, i mercati hanno potuto continuare a crescere e raggiungere nuovi massimi, ma l’inflazione rimane un punto di attenzione per molteplici ragioni, sia sociali e politiche, sia finanziarie. I prezzi potrebbero riservare sorprese nel 2025, specialmente se Trump dovesse concretizzare le sue minacce sui dazi.

LEGGI  Banco Fallito ad Arte, il Sud Tradito: Scopri il Ruolo di Ventriglia

— — — —

Articoli simili

Vota questo post

Lascia un commento