Analisi OCSE sulle Implicazioni Fiscali per le Multinazionali
Di recente, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha rilasciato un rapporto intitolato “MNE Business Functions and Corporate Taxation”, che esamina come le tasse influenzano le decisioni delle multinazionali. Questo studio arriva sei mesi dopo l’introduzione della cosiddetta Global Minimum Tax, la quale è stata oggetto di critiche da parte di figure come Donald Trump, che la vede come un contraccolpo contro le grandi imprese europee. L’analisi dell’OCSE ha preso in considerazione un ampio set di dati dal 2017 al 2021, coprendo 200 giurisdizioni fiscali diverse, allo scopo di valutare le reazioni delle multinazionali a regimi fiscali di vario grado di severità.
L’obiettivo principale dello studio è di fornire agli policy maker delle indicazioni su quali politiche fiscali adottare nei loro paesi, considerando che le multinazionali impiegano circa un quarto della forza lavoro globale e contribuiscono per circa un terzo alla produzione mondiale. In altre parole, il rapporto mira a guidare l’orientamento dei trilioni di investimenti mossi globalmente da queste grandi aziende attive nei vari mercati, individuando i regimi fiscali più efficaci per prevenire la delocalizzazione verso mercati secondari.
Le Conclusioni dello Studio OCSE: l’Impatto delle Tassazioni sulle Decisioni Aziendali
Dall’analisi dell’OCSE emerge che le decisioni delle multinazionali sono solo parzialmente influenzate dalla fiscalità. L’impatto maggiore si osserva principalmente nelle attività delle holding finanziarie; queste tendono a preferire paesi con regimi fiscali favorevoli, dove le tassazioni sono inferiori al 15% (il limite fissato dalla Global Minimum Tax) o addirittura nulle, con un impatto che può superare il 70% rispetto ai regimi più restrittivi. In contrasto, per quanto riguarda le attività legate alla produzione e alla vendita, l’influenza delle tasse sulle decisioni aziendali è quasi trascurabile, essendo queste più dipendenti dai livelli di produttività garantiti (tra importazioni, esportazioni e manodopera impiegata) piuttosto che dalle imposte effettivamente pagate.
Questo studio dell’OCSE offre quindi un quadro complesso, dove la fiscalità influisce in maniera diversificata a seconda della natura dell’attività svolta dalle multinazionali, sottolineando l’importanza di una strategia fiscale ben calibrata per attrarre e mantenere gli investimenti internazionali senza disincentivare le grandi imprese dal operare in un determinato territorio.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.