Un controllo regolare e metodico è essenziale per valutare i progressi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) italiano. La Commissione Europea esamina l’avanzamento del piano, focalizzandosi su fasi, strategie e l’allocazione delle risorse finanziarie approvate dall’UE. Sebbene l’analisi riveli aspetti positivi, vengono anche evidenziate alcune criticità, come la lentezza nelle autorizzazioni e i ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Secondo Annalisa Giachi, responsabile delle ricerche presso la Fondazione Promo PA e coordinatrice OReP, l’Italia è attiva, nonostante abbia posticipato molti obiettivi ai prossimi anni, rischiando di sovraccaricare il sistema e mancare le scadenze imposte da Bruxelles. Per il momento, il 57% delle gare sono state assegnate. Ora si entra in una fase decisiva: completare le opere.
Qual è la situazione attuale dell’Italia in termini di tranche?
Attualmente siamo alla sesta tranche, nel primo semestre del 2024, con rate semestrali: una a fine giugno e l’altra, la settima, a fine anno. La situazione è sotto controllo, ma necessita di monitoraggio continuo. Il 57% delle gare è stato aggiudicato e siamo nella fase di realizzazione delle opere. Gli enti locali e le imprese risultano essere i più efficienti con percentuali di aggiudicazione rispettivamente superiori al 60% e al 62,7%.
Ci sono progetti già completati?
Un esempio significativo è l’osservatorio attivato a Roma per l’Ance; ad aprile, il 75% delle risorse era in fase di realizzazione, con il 22% dei cantieri aperti e l’11% dei lavori completati. Questo rappresenta un segnale positivo.
Tuttavia, la priorità attuale è la definizione della sesta tranche?
A giugno sarà necessario richiedere il pagamento di questa tranche, che ammonta a 9,2 miliardi di euro e comprende 39 obiettivi. La quinta tranche non è ancora stata pagata. Non dovrebbero esserci problemi per la sesta, considerata una tranche di transizione con obiettivi raggiungibili. Tuttavia, con la revisione, molti obiettivi sono stati spostati al 2025 e 2026, creando un notevole stress finanziario negli ultimi due anni. Nel 2026 ci sono 173 traguardi-obiettivi: una quantità enorme.
Gli obiettivi devono essere realizzati entro quella scadenza?
Il rischio è che la macchina si ingolfi, creando un effetto imbuto. Anche per le imprese, il PNRR rappresenta una grande opportunità, ma è fondamentale che il sistema economico rimanga resiliente. Un numero così elevato di cantieri concentrato in un anno e mezzo rappresenta una sfida significativa.
Si inizia anche a discutere della settima tranche, di cosa si tratta?
La scadenza è prevista per dicembre, con un valore di 22 miliardi e 74 traguardi-obiettivi. Le attività sono in corso poiché le realizzazioni non avvengono in un solo giorno.
Cosa esaminerà in particolare la Commissione europea, incluso il RePowerEU?
Questa è la missione 7 del PNRR, che include nuovi obiettivi relativi alla transizione ecologica, in particolare la transizione 5.0 e il piano per l’industria, con 6,3 miliardi destinati alla transizione dei processi produttivi delle imprese. I tempi di attuazione sono stati lunghi: il governo ha impiegato molto tempo per emanare i decreti attuativi, che stanno uscendo ora. Questo ha causato ritardi perché le imprese non hanno potuto pianificare adeguatamente gli investimenti. Inoltre, la burocrazia legata all’erogazione dell’incentivo, sebbene utile per i controlli, può rallentare il processo. Altri grandi investimenti riguardano le società partecipate, come Enel. La Commissione ha valutato lo stato delle tranche sesta e settima e ha cercato di comprendere il progresso di questo nuovo capitolo.
Le amministrazioni locali più efficienti hanno espresso preoccupazioni riguardo alcuni tagli di spesa proposti dal governo che potrebbero penalizzare proprio gli enti più attivi. È ancora un argomento di discussione?
Le norme sulla revisione della spesa hanno portato a una proposta che prevede tagli maggiori sulla spesa corrente per gli enti che beneficiano delle risorse del PNRR: in pratica, un taglio ai Comuni più efficienti. Questo ha generato una grande polemica. La logica sembra essere che, avendo risorse PNRR, questi enti possano risparmiare in altri settori. Tuttavia, il PNRR richiede anche spesa corrente. Fornisce i fondi per costruire asili, ma poi, per farli funzionare, è necessario assumere insegnanti e erogare servizi. Lo stesso vale per la sanità e le case della comunità. Si prevede comunque che si troverà una soluzione.
Quali sono i tempi di pagamento dei ministeri e quali lamentele sono state espresse a riguardo?
Gli enti locali, una volta verificato lo stato di avanzamento dei lavori, possono presentare un rendiconto sulla piattaforma Regis per ottenere i fondi dai ministeri. Se realizzano il 30% dell’opera, richiedono il pagamento corrispondente. Tuttavia, i ministeri impiegano molto tempo per effettuare i pagamenti, soprattutto se mancano dichiarazioni o documenti. La burocrazia eccessiva crea uno stress finanziario negli enti locali, che devono anticipare le risorse. Il sistema è basato sulla performance: chi vuole realizzare un’opera apre il cantiere, paga i lavori, presenta un rendiconto con fatture e pagamenti effettuati e così riceve i fondi da Roma. Secondo le esperienze raccolte, i tempi di pagamento variano da due mesi, nel migliore dei casi, fino a tre o quattro mesi in presenza di problemi.
Come stanno procedendo le autorizzazioni che le imprese devono ottenere per realizzare le loro opere?
Le aziende che devono costruire impianti, ad esempio per la missione 2 relativa al ciclo dei rifiuti o per le energie rinnovabili, devono richiedere autorizzazioni agli enti locali. Nonostante le numerose norme di semplificazione, come il silenzio-assenso e le autorizzazioni semplificate, le imprese segnalano che i tempi sono ancora lunghi, riducendo così il tempo disponibile per realizzare gli impianti. Ogni cantiere deve essere chiuso prima della scadenza stabilita, i lavori devono essere completati entro il 2026 e, in alcuni casi, anche prima.
Quanto ammonta il denaro già pagato dai ministeri?
La spesa certificata dal governo, che si riferisce a dicembre 2023, è di 42,9 miliardi. Questi fondi sono già stati corrisposti dai ministeri. Si tratta di un quinto dell’importo complessivo del PNRR. Tuttavia, questi dati sono al ribasso, provenienti dalla piattaforma Regis e a dicembre non tutti avevano pubblicato le spese aggiornate.
Quando si dovrebbe iniziare a vedere l’effetto sul PIL?
Si prevede di iniziare a vedere un impatto l’anno prossimo, quando aumenteranno i cantieri chiusi. Il Governo nel DEF ha stimato un impatto sul PIL del 3,4% alla fine del 2026, se tutto il piano viene realizzato, che scende al 2,9% secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Le stime variano tra il 2,4% e il 3,4%. Comunque sarebbe un risultato positivo.
La DIA ha rilanciato l’allarme per un interesse delle mafie in relazione ai fondi PNRR, come funziona il sistema dei controlli?
Il sistema di controllo è molto articolato e include verifiche interne condotte dai ministeri e dagli enti locali, oltre a controlli esterni realizzati dalle prefetture e dalla Corte dei Conti. Le prefetture hanno istituito nuclei di controllo sugli investimenti. Si effettuano verifiche preventive e successive, che riguardano le fasi di gara: è necessario presentare una documentazione antimafia e sulla mancanza di conflitti di interesse. Una circolare della Ragioneria, la 13/2024, ha rafforzato i controlli sui titolari effettivi delle società. Naturalmente, il rischio che qualcosa sfugga c’è sempre. La recente scoperta di una maxi-frode, che coinvolgeva società fittizie create ad hoc, dimostra che i controlli stanno funzionando.
(Paolo Rossetti)
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.