SCOOP! Energia e Lavoro in Crisi? Cosa Riserva il Futuro per Costruzioni e Produzione!

Al termine dell’estate, i dati statistici rivelano una ripresa del commercio internazionale più lenta del previsto, con un’incertezza che ostacola le attività e gli investimenti delle aziende. Si registra un calo nella produzione manifatturiera e nelle vendite dei prodotti italiani, mentre l’edilizia mostra segni di rallentamento. Al contrario, il settore dei servizi e il turismo mantengono buone performance. La richiesta di lavoro rimane elevata, superando i 24 milioni di occupati. Si prevede un ciclo di politiche fiscali più restrittive e aumenta la possibilità di un ulteriore taglio dei tassi da parte della BCE. L’aumento dei tassi ha pesato particolarmente sulle aziende italiane, influenzando gli investimenti necessari per le transizioni digitali e ambientali. Le politiche europee stabiliscono per l’Italia obiettivi ambiziosi in termini di mobilità elettrica e efficienza energetica degli edifici, mentre la bolla dei prezzi energetici non è ancora del tutto sgonfiata.



I dati nazionali rilasciati il 2 settembre dall’Istat confermano per il secondo trimestre del 2024 una crescita del PIL dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% su base annuale. All’inizio di agosto, l’Ufficio parlamentare di bilancio prevede una crescita dell’1,0% per il 2024 e il 2025, cifre raggiungibili solo con il pieno utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), mentre le stime di luglio del Fondo monetario internazionale sono più moderate (+0,7% quest’anno, +0,9% nel 2025).



A luglio 2024, il clima di fiducia delle aziende mostra segni di ripresa dopo il calo osservato tra aprile e luglio. L’aumento dell’indice è principalmente dovuto al miglioramento nel settore dei servizi, soprattutto quelli turistici e digitali. I conflitti prolungati in Ucraina e Medio Oriente hanno contribuito a ostacolare la ripresa del commercio internazionale. Nel secondo trimestre del 2024, l’export dei paesi G20 è fermo, con segni negativi nell’UE a 27 (-0,9%), particolarmente in Francia (-1,0%), Italia (-1,2%) e Germania (-2,3%). A giugno 2024, le esportazioni italiane hanno registrato una diminuzione dell’8,6% su base annua e nei primi sei mesi del 2024 una flessione del 2,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.



Nel settore manifatturiero italiano, la produzione nei primi sei mesi del 2024 è diminuita del 3,1% su base annua. In UE, la flessione è stata del 3,6%, aggravata da una diminuzione del 5,2% in Germania, mentre in Francia il calo è stato più contenuto (-0,6%). Nella prima metà dell’anno, la produzione è rimasta stagnante (-0,1%) anche negli Stati Uniti, mentre è cresciuta e migliorata (+3,8%, era +2,9% nel 2023) nelle economie emergenti, guidate dalla Cina (+6,0%, era +4,3% nel 2023). Ad agosto, l’indice di fiducia delle imprese manifatturiere è diminuito, così come le aspettative sugli ordini.

Nel settore automobilistico e della moda, la prima metà del 2024 ha visto cali di produzione rispettivamente del 7,6% e del 9,4%. La transizione verso la mobilità elettrica risulta particolarmente complessa in Italia. Nel Piano Nazionale integrato Energia e Clima (PNIEC) inviato a luglio alla Commissione europea, l’obiettivo è di circa 4,3 milioni di auto elettriche pure (BEV) in circolazione al 2030: per raggiungere tale obiettivo sarebbero necessarie 49mila auto elettriche in più al mese, ma nei primi sette mesi del 2024 se ne sono immatricolate meno di 6mila al mese. La crisi della moda, secondo l’analisi presentata da Confartigianato lo scorso 6 agosto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sta causando alle imprese del settore tessile, abbigliamento e pelli una perdita di ricavi di 23 milioni di euro al giorno.

Nell’era del post-superbonus, emergono i primi segni di raffreddamento congiunturale nel settore delle costruzioni. Nel trimestre marzo-maggio 2024, la produzione nel settore edile è diminuita dell’1,4% rispetto al trimestre precedente. Ad agosto, la fiducia delle imprese edili è calata, mentre nel secondo trimestre del 2024 il valore aggiunto si è mantenuto (+0,6% rispetto al trimestre precedente). Nei prossimi anni, gli interventi sugli edifici residenziali per l’attuazione della direttiva green – che prevede una riduzione del consumo energetico di almeno il 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035 – coinvolgeranno circa 25,7 milioni di abitazioni, di cui oltre due terzi (17,5 milioni, pari al 68,0%) costruite prima del 1980, prima dello sviluppo della legislazione sul risparmio energetico degli edifici.

La crescita del PIL è supportata dal settore dei servizi, il cui valore aggiunto nel secondo trimestre del 2024 è aumentato dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. Sul fronte dei consumi, ad agosto l’indice di fiducia dei consumatori è diminuito, segnando per la prima volta un’inversione di tendenza dal maggio scorso. La spesa delle famiglie nel secondo trimestre del 2024 è aumentata dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, sostenuta dall’aumento dell’1,3% della spesa per i servizi, mentre quella per i beni è diminuita dello 0,7%. Il profilo basso dei consumi di beni è confermato dalla debolezza delle vendite al dettaglio, il cui volume a giugno 2024 è diminuito dello 0,2% rispetto al mese precedente e nei primi sei mesi dell’anno ha registrato un calo dell’1,1% su base annua. Il turismo stimola la crescita: nei primi cinque mesi del 2024, le presenze turistiche sono aumentate del 3,4% su base annua, sostenute dall’aumento dell’8,4% delle presenze straniere.

Nonostante il clima economico incerto, il mercato del lavoro continua la sua fase espansiva. A luglio 2024, sono gli autonomi a spingere al rialzo il numero di occupati, che raggiunge i 24 milioni e 9mila unità. Il numero di occupati supera quello di luglio 2023 di 490mila unità (+2,1%), grazie agli aumenti di 437mila dipendenti permanenti (+1,3%) e di 249mila autonomi (+5,0%), compensando la diminuzione di 196mila dipendenti a termine (-6,6%). La persistenza di una elevata difficoltà nel reperimento del personale, ad agosto 2024 pari al 48,9% dei lavoratori richiesti, spinge le aziende a investire nel personale anche in una fase congiunturale debole. Dopo aver registrato aspettative di domanda di lavoro più contenute durante l’estate, si prevede un inizio autunno più dinamico, con le previsioni di assunzione nel trimestre agosto-ottobre in aumento del 2,3% su base annua.

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In attesa delle decisioni sui tassi del Consiglio direttivo della BCE del prossimo 12 settembre, a giugno 2024 il costo del credito per le imprese è del 5,33% (era 5,45% a maggio), superiore di 25 punti base al tasso medio di 5,06% rilevato nell’Eurozona. Nei due anni di politica monetaria restrittiva, le aziende italiane hanno visto aumentare i costi finanziari sui prestiti di 370 punti base, 47 punti in più rispetto all’aumento di 323 punti registrato nell’Eurozona.

Le tensioni sui costi del credito riducono la domanda di prestiti aziendali, che in Italia a luglio sono in calo del 4,1% su base annua, mentre nell’Eurozona si registra un aumento dello 0,6%.

Parallelamente, gli investimenti aziendali nel primo trimestre del 2024 diminuiscono del 2,7% su base annua, mentre nel secondo trimestre gli investimenti in impianti e macchinari, sia privati che pubblici, scendono del 2,8%. La frenata degli investimenti ostacola la transizione verso la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale. La prossima decisione della BCE sui tassi potrebbe essere influenzata dal rallentamento dell’inflazione nell’Eurozona, che ad agosto scende al 2,2% (era 2,6% a luglio).

La bolla dei prezzi dell’energia non è ancora completamente sgonfiata. L’Arera parla di un ritorno a una “nuova normalità”, in cui i prezzi si sono stabilizzati su livelli più alti rispetto al passato. A luglio 2024, il terzo luglio più caldo dal 1800, la domanda di energia elettrica è aumentata del 4,5% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i prezzi dell’elettricità per l’utilizzo degli impianti di raffreddamento sono risultati del 49,9% superiori alla media del 2021, anno precedente della crisi energetica. La persistenza dei prezzi elevati dell’energia è confermata dall’andamento delle quotazioni all’ingrosso dell’energia elettrica che, sempre a luglio 2024, risultano del 10,5% inferiori alla media del 2021. Un ambiente di scarsa concorrenza può influenzare l’elasticità dei prezzi. Nel corso del 2023, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato, in diversi settori di mercato, 14 istruttorie per presunte intese restrittive della concorrenza e abuso di posizione dominante, di cui 5 nel settore dell’energia.

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