Le percentuali relative ai mutui del 2025 hanno iniziato a diminuire. La Banca d’Italia ha confermato questa tendenza con la pubblicazione del suo più recente rapporto di marzo di quest’anno. Già a febbraio si era assistito a una prima diminuzione, con il tasso medio per l’acquisto di immobili che era sceso al 3,58%, arrivando ora al 3,54%.
Il Codacons ha valutato positivamente la riduzione dei mutui destinati all’acquisto di immobili (in particolare quelli con agevolazioni per la prima casa), ritenendola un segnale positivo per le famiglie e le coppie che hanno recentemente stipulato un mutuo. Tuttavia, quale potrebbe essere il metodo per economizzare nel lungo termine?
Declino dei tassi sui mutui previsto per il 2025
Secondo il Codacons, il calo dei tassi dei mutui previsto per il 2025 rappresenta un’ottima notizia non solo per chi ha già acquistato casa, ma anche per coloro che quest’anno prevedono di stipulare un finanziamento per l’acquisto di un’abitazione. In poco più di un anno, la riduzione degli interessi ha raggiunto l’1,38%.
Una diminuzione rilevante che ha abbassato il pesante 4,92% registrato nel novembre di due anni fa, arrivando al 3,54% attuale (ultimo dato aggiornato a marzo 2025). Questo avrebbe un impatto notevole sul costo della rata mensile di un mutuo, considerando un prestito di 125.000€ su 25 anni, si risparmierebbero 97€ al mese, equivalenti a 1.164€ all’anno.
Nonostante uno scenario apparentemente favorevole, il Codacons mette in guardia riguardo potenziali future decisioni sui rialzi dei dazi di Trump, che potrebbero avere un impatto negativo sull’inflazione, a seguito di un possibile conflitto commerciale tra Europa e Stati Uniti.
Valutazione del tasso per il mutuo
La scelta tra un tasso fisso e un tasso variabile dipende da vari elementi, il primo dei quali è la propensione al rischio dell’individuo, seguita dalla consapevolezza di quanto e come questi tassi possono influenzare le rate mensili. Optando per il tasso fisso, si ha la certezza di una percentuale immutabile nel tempo, assicurando al debitore il pagamento di una rata costante.
Al contrario, scegliendo i tassi variabili, si incorre nel rischio di dover pagare rate più elevate o, al contrario, si può beneficiare di rate più basse, a seconda delle variazioni del mercato e degli altri fattori che possono influenzare il costo del debito.
La decisione tra l’uno e l’altro tipo di tasso dipende principalmente dalla propensione al rischio dell’individuo. Per chi preferisce evitare rischi, il tasso fisso è la scelta migliore, mentre per chi è disposto a rischiare, può essere più conveniente optare per un tasso variabile.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.