Volkswagen chiude stabilimenti: migliaia di licenziamenti e tagli stipendi del 10%!

Volkswagen annuncia tagli significativi a causa della crisi nel settore delle auto elettriche

Volkswagen ha confermato la messa in atto del piano di riduzione dei costi precedentemente annunciato, in risposta alla crisi nel settore delle auto elettriche che ha portato il gruppo a modificare i suoi piani di produzione. La decisione definitiva include la chiusura di tre fabbriche in Germania e la riduzione sia dei posti di lavoro che delle retribuzioni per i lavoratori che continueranno a far parte dell’azienda. Secondo quanto riferito da Daniela Cavallo, presidente del consiglio di fabbrica, l’obiettivo è quello di negoziare la separazione di certi reparti, con il blocco degli impianti che attualmente impiegano quasi 30mila tra operai, personale amministrativo e tecnici, con ripercussioni anche su aziende esterne che perderanno contratti di collaborazione significativi.

I sindacati e i rappresentanti dei lavoratori prevedono di opporre resistenza durante i negoziati, sollecitando interventi più incisivi da parte del governo per proteggere l’occupazione in un settore chiave per l’economia tedesca. Nonostante ciò, Volkswagen appare determinata a procedere con le misure, specialmente considerando il continuo calo degli ordini e delle vendite oltre le aspettative.

Piano di taglio dei costi di Volkswagen: chiusure e licenziamenti su larga scala previsti

Volkswagen ha approvato un piano di riduzione dei costi che ammonta a circa 10 miliardi di euro, per affrontare le perdite di ricavi derivanti dalla crisi delle vendite di auto elettriche. L’azione, che sta venendo valutata dal consiglio di amministrazione, prevede la chiusura di tre stabilimenti in Germania, un’iniziativa senza precedenti, necessaria secondo il direttore finanziario del gruppo, Arno Antlitz, a causa del persistente calo di fatturato e di un bilancio previsto per il 2024 già inferiore di circa 2 miliardi rispetto all’anno precedente. Questo scenario potrebbe portare alla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro e alla cancellazione degli accordi precedenti con i sindacati, comportando anche una riduzione delle retribuzioni fino al 10% per i lavoratori delle fabbriche che rimarranno operative.

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Questo contesto non riguarda solo la Germania ma si estende a tutta l’Europa, segnando quella che è considerata la peggiore crisi del settore automobilistico degli ultimi anni. La crisi è in gran parte dovuta agli ingenti investimenti fatti dalle industrie per cercare di soddisfare gli obiettivi ambientali dell’UE, come la graduale eliminazione dei motori a benzina, che tuttavia non hanno sortito gli effetti sperati, soprattutto a causa dell’impossibilità di competere con i prezzi dei veicoli cinesi presenti sul mercato.

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