Nella recente edizione della Financial Stability Review pubblicata dalla Banca centrale europea, si è sottolineato il riacutizzarsi delle preoccupazioni dei mercati riguardo la sostenibilità del debito sovrano. Queste apprensioni emergono in un contesto di crescita economica ancora debole e di prospettive non molto promettenti per il commercio globale. Secondo l’Eurotower, la solidità fiscale di alcune nazioni dell’Eurozona è fragile, con paesi come Cipro, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna che potrebbero trovarsi nel mirino dei mercati. Luigi Campiglio, docente di Politica economica presso l’Università Cattolica di Milano, ha commentato che la BCE sembra inviare un segnale negativo ai mercati, quasi un richiamo alla crisi del debito sovrano di oltre un decennio fa, in parte anche a causa della politica dei tassi di interesse adottata da Francoforte.
La BCE sta effettivamente indicando che la questione principale è la finanza pubblica di certi stati membri dell’Eurozona.
È vero. Tuttavia, guardando all’Italia, i vincoli che ci siamo imposti per i prossimi anni attraverso il Piano strutturale di bilancio non sembrano suggerire un deterioramento delle finanze pubbliche, come invece potrebbe sembrare dalle analisi della BCE. Il problema più grave, come evidenziato anche dalla stessa Eurotower, rimane la mancanza di crescita economica.
Senza crescita economica, infatti, i parametri fondamentali delle finanze pubbliche non possono migliorare…
Esattamente. Il punto cruciale è che la crescita economica in molte parti dell’Eurozona è quasi stagnante, il che non aiuta nemmeno a sostenere la coesione sociale, soprattutto in un periodo in cui l’inflazione sta aggravando le disuguaglianze preesistenti. Questo è un problema che, se non affrontato, diventerà sempre più pressante.
Quindi, esiste anche un problema di politica fiscale non espansiva che potrebbe essere alleviato se, come suggerito in una precedente intervista, la Germania sfruttasse gli ampi margini di bilancio di cui dispone. La BCE può intervenire ora che ha annunciato ieri un aumento dei salari negoziati nell’Eurozona nel terzo trimestre più elevato rispetto al secondo (da +3,54% a +5,42%)?
Questo trend di crescita salariale potrebbe portare a pensare a un rischio di inflazione crescente. Tuttavia, considerando la situazione specifica dell’Italia, dove non si è verificato un aumento salariale simile, questo dato sottolinea anche l’eterogeneità tra i Paesi membri dell’Eurozona, non solo per quanto riguarda i salari, ma anche per le diverse sfide che devono affrontare. Sarebbe auspicabile che la BCE prendesse in considerazione questa diversità.
In che modo può farlo?
Le decisioni sui tassi di interesse non possono essere personalizzate per ogni singolo Paese. Tuttavia, una possibile riattivazione del programma di acquisto di titoli di stato potrebbe essere un primo passo verso il riconoscimento di questa eterogeneità. Non agire potrebbe complicare ulteriormente la situazione in Europa.
Martedì, il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha espresso il desiderio di una nuova riduzione dei tassi da parte della BCE e ha chiesto che l’Eurotower fornisca più chiarezze sul futuro della propria politica monetaria. Qual è la sua opinione in merito?
Sembra che Panetta lanci un campanello d’allarme alla BCE, sottolineando il rischio di errori nella politica monetaria che potrebbero rallentare ulteriormente l’economia, una situazione indesiderabile. Panetta sembra anche enfatizzare l’importanza di agire tempestivamente.
In quale senso?
Fare la mossa giusta (tagliare i tassi) nel momento sbagliato (troppo tardi) può portare a risultati inaspettati. Esiste un ritardo temporale tra la decisione e i suoi effetti reali sull’economia.
Secondo Panetta, se la BCE fornisse più dettagli su come intende procedere in futuro, ciò potrebbe aiutare famiglie e aziende a prevedere l’andamento futuro dei tassi, favorendo così l’economia. È corretto?
Sì, specialmente se venisse delineato un quadro orientato alla riduzione dei tassi. Non dobbiamo dimenticare che l’attuale scenario geopolitico, con rinnovate discussioni sull’uso di armi nucleari, non favorisce l’attività economica. Questo clima teso necessita di essere mitigato, con la speranza di raggiungere la pace o almeno una de-escalation. Alla BCE, come a Bruxelles, si deve tener conto dell’incertezza di questi tempi.
(Lorenzo Torrisi)
— — — —
Articoli simili
- ATTENZIONE: La corsa al dollaro minaccia seriamente l’Europa!
- Scandalo a Rimini 2024? Panetta Rivela Tutto su Debito e Sviluppo!
- TRUMP VINCE: Crollo dei Titoli Green e Crisi in Europa!
- INFLAZIONE & BCE: Lagarde taglia i tassi dello 0,5% per timore di crisi!
- Bce e Germania ostacolano ancora l’Europa: il PIL in pericolo!
Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.