Analisi della Recente Instabilità dei Mercati Finanziari
Nella scorsa settimana, i mercati finanziari hanno attraversato uno dei periodi di maggiore instabilità nella loro storia recente, e nonostante il contesto caotico, è possibile distinguere alcune dinamiche chiave.
Dopo due settimane di tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e il resto del mondo, la situazione si è conclusa con un vero e proprio embargo sui prodotti cinesi negli Stati Uniti e una sospensione temporanea di 90 giorni con dazi al 10% per gli altri paesi. La moneta cinese rimane stabile rispetto al dollaro rispetto all’inizio dell’anno 2025, il che implica che non vi è stata una riduzione significativa del dazio del 145% imposto dagli USA sulle importazioni da Pechino. Di conseguenza, gli ordini per i prodotti cinesi sono stati annullati, poiché le catene di distribuzione americane non possono incrementare i prezzi di oltre il 100%; le merci cinesi sono poi utilizzate come componenti in numerosi altri prodotti.
Non è possibile per gli Stati Uniti sostituire immediatamente 500 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina; anche se fosse possibile, il risultato, anche con il contributo di paesi a basso costo, sarebbe comunque inferiore in termini di qualità e prezzo, a causa delle difficoltà nel replicare il sistema produttivo di Pechino. Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, il recente aumento dei rendimenti delle obbligazioni americane, nonostante una recessione sia ormai ritenuta inevitabile.
Attualmente, Stati Uniti e Cina sono su un percorso di collisione che implica una separazione dei rispettivi sistemi economici e che genera tensioni sociali. Per la Cina, questo significa la chiusura di linee produttive a causa della perdita del suo principale cliente, mentre per gli Stati Uniti comporta tensioni sui prezzi dovute alla perdita del loro principale fornitore.
La volatilità dei mercati finanziari e l’aumento dei rendimenti obbligazionari sono uno dei canali attraverso i quali lo scontro tra le due superpotenze può influenzare il resto del mondo. Non è l’unico modo, poiché i prodotti cinesi che non trovano più mercato negli Stati Uniti potrebbero destabilizzare altri mercati.
Il rallentamento economico e la volatilità, prima ancora degli effetti sui mercati fisici, mettono alla prova gli altri sistemi finanziari e politici. Solo ieri, il commissario europeo per l’Economia, Dombrovskis, ha annunciato che l’interruzione del Patto di stabilità si verificherà solo in presenza di una grave recessione, che attualmente non esiste. Ogni tipo di instabilità in Europa può esacerbare le fratture non solo a causa della cattiva volontà dei suoi membri, ma anche a causa delle imperfezioni nella costruzione dell’euro e della frammentazione economica e sociale del continente. Maggiore è l’instabilità, maggiori sono le fratture dentro l’Europa.
Il primo ministro spagnolo Sanchez ha recentemente concluso una visita in Cina, dove sicuramente si sono discussi accordi commerciali che riguardano sia le esportazioni spagnole sia le importazioni cinesi, ancor prima di eventuali accordi “europei”.
L’euro si è apprezzato rispetto al dollaro del 10% in meno di due mesi. Ai dazi già esistenti sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, si deve ora aggiungere anche questa percentuale. Più che una fiducia nell’euro, ciò riflette una diffusa sfiducia nel dollaro, non solo per la difficoltà di gestire la volatilità finanziaria e, forse, anche i prezzi a medio termine, ma anche per la percezione di un uso politico del dollaro da parte degli Stati Uniti. Questo è accaduto con la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina, ma oggi molti si chiedono cosa accadrebbe in caso di disaccordi con gli USA.
Alla fine di questa tumultuosa settimana, rimangono più domande che risposte. La prima è quali prospettive ci siano per un accordo tra Cina e Stati Uniti, che oggi non sembra imminente. La seconda è quale sarà l’impatto “fisico” sull’economia americana dell’embargo imposto da Washington sulle importazioni cinesi. La terza è se sarà possibile contenere la volatilità finanziaria.
Infine, considerato lo scontro totale tra due sistemi in totale competizione, resta da vedere quali saranno gli impatti sulle altre aree del mondo e in particolare sull’Unione europea, che entra in questo scenario con un sistema industriale già in crisi.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.