Inizio delle trattative statunitensi con altri Paesi sui dazi, esclusa la Cina
A breve, gli Stati Uniti inizieranno le negoziazioni sui dazi con vari Paesi, tralasciando la Cina, con la quale continuano ad avere uno scambio aspro che potrebbe portare a difficoltà significative per entrambe le parti e oltre. La scorsa settimana il Fondo Monetario Internazionale ha evidenziato gli impatti di questa situazione sull’economia globale. Mario Deaglio, professore emerito di economia internazionale all’Università di Torino, suggerisce che gli USA potrebbero seguire una strategia alternativa ai dazi per raggiungere i loro obiettivi.
Qual è l’alternativa proposta ai dazi?
Applicare dazi significa aumentare i costi di certi prodotti per i consumatori americani e diminuire le importazioni. Un’opzione migliore per gli Stati Uniti sarebbe tentare di deprezzare il dollaro per conseguire lo stesso effetto in maniera più diretta e meno drammatica.
La recente svalutazione del dollaro
Recentemente, il dollaro ha subito una svalutazione, un movimento vantaggioso per gli Stati Uniti date le loro ingenti debito pubblico. Questa strategia avrebbe potuto essere attuata in modo più mirato, imponendo dazi limitati e specifici per incentivare il reshoring di alcune produzioni. È importante ricordare l’esempio dell’Accordo del Plaza del 1985, quando i ministri economici e i banchieri centrali di USA, Germania, Giappone, Regno Unito e Francia concordarono una deprezzamento controllato del dollaro, rendendo competitive le merci americane.
È possibile un nuovo accordo internazionale sul valore del dollaro?
Se le principali banche centrali si accordassero per mantenere il cambio del dollaro entro certi limiti, non dovrebbero sorgere problemi significativi. Potrebbe essere anche possibile coordinare queste azioni tramite il Fondo Monetario Internazionale.
Le implicazioni di un dollaro debole per l’Europa
Sì, un dollaro più debole potrebbe presentare problemi simili ai dazi per l’economia europea e le sue esportazioni. Tuttavia, questa strategia non implicherebbe una sorta di vendetta degli Stati Uniti verso i propri alleati, i quali sono spesso visti come sfruttatori o trattati male da Washington. Il discorso è differente per quei paesi che non desiderano più utilizzare il dollaro come valuta di riferimento nelle transazioni internazionali.
La guerra tariffaria tra USA e Cina nasconde altri obiettivi?
Potrebbe sembrare che la guerra dei dazi tra USA e Cina rifletta il desiderio di Washington di impedire la creazione di una valuta alternativa al dollaro da parte dei BRICS. Anche se potrei sbagliarmi, questa è la mia impressione.
È possibile un accordo tra USA e Cina?
Entrambi i paesi stanno affrontando difficoltà, ma sotto l’aspetto economico gli Stati Uniti appaiono più vulnerabili. La Cina ha un vantaggio derivante dal quasi monopolio sulle terre rare; se decidesse di limitarne ulteriormente l’esportazione, gli USA incontrerebbero grandi ostacoli. Inoltre, la Cina ha mantenuto bassa la domanda interna e potrebbe decidere di aumentarla per compensare problemi nell’export.
Possibilità di un accordo sui dazi tra USA e UE
È molto probabile che si raggiunga un accordo. Purtroppo, l’assenza di recenti analisi sulle interdipendenze settoriali rende difficile prevedere gli effetti precisi dei dazi, ma per l’UE sarebbe vantaggioso trovare un’intesa con gli Stati Uniti. Potrebbe proporre, nella trattativa, una tassazione non troppo penalizzante delle Big Tech americane.
Misure UE per stimolare la crescita in attesa delle trattative
L’Unione Europea dovrebbe puntare sulla ripresa delle sue principali economie manifatturiere, Germania e Italia. Berlino ha proposto di attivare la clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità per le spese di difesa e dovrebbe approvare presto un grande piano di investimenti, che potrebbe beneficiare anche alcuni settori italiani e sostenere la difficile continuazione del “volo” del calabrone Italia.
(Lorenzo Torrisi)
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.