Nuova Sabatini confermata! Ora l’industria chiede più coraggio negli investimenti

Per affrontare le sfide attuali, che includono conflitti, cambiamenti climatici e politiche complesse, è fondamentale mantenere un atteggiamento ottimista. Questo è particolarmente vero per gli imprenditori, i quali non avrebbero intrapreso la loro carriera senza una naturale propensione all’ottimismo.

In un periodo così complicato, è una boccata d’aria fresca per chi lavora nel settore manifatturiero osservare che, nel terzo trimestre del 2024, gli ordini di macchine utensili sono cresciuti del 7,9% rispetto all’anno precedente, dopo 18 mesi di risultati negativi. Questo incremento è principalmente dovuto alle esportazioni.



Sebbene il segnale di ripresa sia modesto, c’è un vecchio adagio che dice: “Meglio qualcosa che niente”.

Questo lieve miglioramento, nonostante le sue limitazioni, è accolto con favore perché dimostra che l’Italia riesce a mantenere la sua competitività sul palcoscenico internazionale, anche in un periodo in cui varie crisi ostacolano numerosi mercati essenziali e l’incertezza dell’UE nel ripristinare una neutralità tecnologica nel settore automobilistico rende difficile per le aziende operare nel loro principale settore di consumo.



Parallelamente, il mercato interno non sta rispondendo come sperato, complicato anche dalla difficoltà di implementazione del provvedimento Transizione 5.0, che è rimasto in attesa per mesi, bloccando di fatto il mercato. Questo ostacola particolarmente le PMI nell’applicazione di una misura concettualmente solida.

Da almeno un mese, UCIMU ha sollecitato il Governo ad avviare un dialogo per la “semplificazione” delle procedure di incentivazione, anche se il passare del tempo riduce le potenziali richieste a causa dei tempi stretti per la realizzazione dei prodotti e l’adempimento delle numerose procedure richieste.

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Intanto, il Governo ha definito la Legge di bilancio per il 2025. In essa, il settore delle macchine utensili ha ottenuto solo il rifinanziamento della Nuova Sabatini (400 milioni per il 2025), mentre sono stati esclusi i finanziamenti per la ricerca e sviluppo, ad eccezione dell’utilizzo di alcuni fondi del Pnrr destinati alle università per i centri di ricerca (300 milioni).

In generale, si può valutare positivamente il riferimento al cosiddetto cuneo fiscale che alleggerisce il carico sui lavoratori dipendenti, ma non ci sono riferimenti a detrazioni fiscali per gli straordinari o per le mensilità aggiuntive.

La manovra appare solo parzialmente capace di promuovere lo sviluppo del Paese, essendo principalmente un documento di contenimento della spesa per rimanere in linea con le direttive europee.

È il momento di trovare il coraggio per maggiori investimenti produttivi. Ad esempio, perché non considerare la creazione di una holding finanziaria/industriale che coinvolga investimenti pubblici e privati per sostenere lo sviluppo delle numerose PMI eccellenti nei loro settori, ma che, avendo una struttura prevalentemente familiare, potrebbero incontrare difficoltà nel proseguire, specialmente perché la generazione successiva non sembra interessata o preparata a continuare l’attività?

Un esempio chiarisce questo punto. Una PMI meccanica di successo, ben organizzata dal fondatore e in costante sviluppo, potrebbe rischiare il collasso alla fine della carriera del fondatore se nella famiglia non emergono successori per vari motivi: i figli possono aver scelto legittimamente altre carriere. In questi casi, per evitare di disperdere o vendere l’attività industriale, magari a investitori stranieri, diventa cruciale l’intervento di politiche industriali come quella suggerita.

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