Le Insurance Linked Secuirities (ILS) costituiscono un asset class il cui scopo è quello di trasferire alcune tipologie di rischi dal settore assicurativo al mercato dei capitali. Sono prodotti derivanti dall’innovazione finanziaria nel processo di convergenza tra il settore assicurativo e quello dei mercati dei capitali.
Attraverso questi strumenti, si cerca di ottenere diversi benefici. In linea pratica è stato utilizzato il modello della cartolarizzazione per trasferire il rischio, trovare nuove fonti di finanziamento sul mercato dei capitali, limitare l’impatto delle regolamentazioni in merito alle riserve obbligatorie di capitale attraverso l’allocazione di titoli presso un vasto numero di investitori.
Quali sono i rischi coperti? Secondo il rapporto Global Risks del 2015, pubblicato dal World Economic Forum, gli eventi meteorologici estremi sono considerati come la seconda minaccia più diffusa. Si trova una concentrazione di prodotti sugli uragani negli Stati Uniti; mentre, su portafogli non statunitensi, si coprono rischi legati a tifoni, terremoti, uragani.
Sono due le macro categorie:
- i cat bond (catastrophe bonds), la tipologia di ILS prevalente in circolazione;
- i non cat bond, come quelli basati sui tassi di mortalità, longevità, sui costi dei sinistri in ambito medico.
Gli ILS, sia danni sia vita, hanno acquisito grande appeal tra gli investitori. A partire dalla fine del 2015, il mercato globale degli ILS è arrivato a 25,9 miliardi di dollari dai 24,1 dell’anno precedente. Il 2016 ha poi registrato un ottimo avvio, con un outstanding di circa 26,5 miliardi di dollari alla fine di marzo 2016.
Dati del Ministero degli Affari Civili della Cina, di contro, sottolineano come nel 2015 le catastrofi naturali e gli eventi meteorologici estremi siano costati 41 miliardi di dollari di danni economici al Paese, una cifra molto al di sopra dei massimali coperti dall’assicurazione e dalla riassicurazione e non coperti in altro modo.
Nel report annuale del 2015 dell’ANIA si legge: “A livello mondiale il 2014 è stato l’anno con il più alto numero di catastrofi naturali: 189 eventi in gran parte di origine climatica. I danni economici causati sono stati pari a quasi 100 miliardi di dollari, di cui 30 miliardi assicurati (in Europa 15 miliardi di dollari di cui 6 assicurati, in ragione di tempeste e precipitazioni particolarmente intense)”.
I cat bond ed i Sidecar: i rischi coperti.
I cat bond sottendono la cartolarizzazione di rischi catastrofali attraverso l’utilizzo di una Special Purpose Entity. Sono utilizzati da assicuratori danni e dai riassicuratori per trasferire grandi rischi catastrofali sui loro libri, riducendo i costi complessivi di riassicurazione ed al tempo stesso liberando capitale per sottoscrivere nuove attività assicurative. I cat bond sono strutturati in modo che il pagamento di interessi o del capitale dipenda dal verificarsi di un evento catastrofico di una certa grandezza o che causi una perdita complessiva superiore ad un importo stimato in precedenza.
Un altro strumento per il trasferimento di tali rischi è il SIDECAR, divenuto più popolare dopo l’uragano Katrina. Questi vengono distribuiti principalmente dai riassicuratori, per aggiungere capacità di assunzione del rischio nei periodi di maggiore stress di mercato. I Sidecar sono SPV con le quali si ottengono fondi per garantire il pagamento dei premi nel caso si presenti l’evento. Sono di solito di breve durata.
Focus regolamentare.
Lato strumenti di investimento, i cat bonds rientrano nella cornice normativa dei fondi e dei mercati secondari.
Invece, lato assicurazioni, Solvency 2 richiede che le compagnie effettuino una quantificazione dell’entità dei rischi catastrofali valutandone l’impatto ai fini della propria solvibilità patrimoniale. Questi devono essere descritti distinti per: tempesta, terremoto, alluvione, grandine e cedimento, frane. La regola di base è che il capitale allocato deve essere sufficiente a far fronte alle obbligazioni nei confronti dei propri assicurati nei successivi 12 mesi, con una probabilità del 99,5%. Nel calcolo si dovrà tenere conto della diversificazione del portafoglio, in termini geografici e di tipologia dei rischi assunti, nonché delle quote retrocesse e degli eventuali limiti all’indennizzo (scoperti e franchigie).
Secondo l’Ivass, nel 2014, i premi relativi alle coperture dei rischi catastrofali erano pari all’1,6% del complesso della raccolta premi nei rami danni (su un campione di aziende assicurative), con una percentuale di retrocessione ai riassicuratori pari al 31,3%.
Come visto, con l’emissione ed il collocamento di cat bond, si andrebbe a redistribuire una parte dell’esposizione relativa ai rischi catastrofali, trasformando il rischio assicurativo in un rischio finanziario.
Il Final report dell’EIOPA “on Public Consultation No. 14/036 on Guidelines on look-through approach”, include due sezioni, che riportiamo:
- la 6, sull’esposizione indiretta:
“1.19 When calculating the Solvency Capital Requirement in respect of indirect exposures to catastrophe risks, such as investments in bonds for which repayment is contingent on the non-occurrence of a given catastrophe event, undertakings should take into account any credit and catastrophe exposures.
1.20 Catastrophe exposures should be treated in the relevant catastrophe sub-modules as though the underlying catastrophe exposure is directly held by the undertaking”.
- La 7, dal titolo “Catastrophe bonds issued by the undertakings”:
“1.21 Where an undertaking issues catastrophe bonds which do not meet the requirements for risk-mitigation techniques set out in Articles 208 to 215 of the Implementing Measures, their treatment in the standard formula should not result in a capital relief in respect of the catastrophe features of these bonds.
1.22 Undertakings should treat these catastrophe bonds in the calculation of the Solvency Capital Requirement as though the repayment schedule was not contingent on the non-occurrence of a catastrophe event”.