Allarme Finanza: Si Profila un Nuovo 2019, Scopri Perché!

Il momento tanto atteso è finalmente giunto. Con una precisione che sembra più tipica della Svizzera che non degli Stati Uniti, il reverse repo della Federal Reserve di New York si è attestato la scorsa settimana a soli 155 miliardi di dollari, il livello più basso dal 2021. Tra giovedì e venerdì si è registrata una riduzione ulteriore di 46 miliardi di dollari. Il motivo è semplice: si tratta di un sistema di vasi comunicanti.



Se devo investire in Treasuries e Bills emessi copiosamente dal Tesoro, come ho spiegato nel mio articolo della scorsa settimana, ho bisogno di liquidità immediatamente disponibile e non vincolata presso la Fed di New York, neanche per 24 ore. I depositi bancari nel meccanismo di reverse repo (Rrp) fungono da equilibrio temporaneo per le riserve detenute, mantenendo il sistema adeguatamente irrorato di liquidità, nonostante si basi su un intricato gioco di prestigio o, se vogliamo dirla tutta, su un sistema alla Ponzi, con il contribuente americano come sfortunato “polletto” che paga il conto finale.



Guardate questo grafico: nella settimana che si è conclusa lo scorso mercoledì, la liquidità di riserva ha subito un’ulteriore diminuzione di 23 miliardi di dollari.

Il sistema sta avvicinandosi al livello di allarme della liquidità pre-2021, con le banche che lottano per il capitale, armate fino ai denti di spread aggressivi, a causa della necessità di rinnovare i debiti esistenti. Sembra che siamo sull’orlo del Qe5, ma prima bisogna tornare al settembre del 2019. Ricordate la crisi del repo? E i rischi interbancari con i loro spread che impazzivano tra il 18 e il 19 settembre? Ecco, il tempismo è tutto elettorale. Se le cose continuano così, entro la fine del 2024 il reverse repo potrebbe azzerarsi.

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Per interi trimestri, il Tesoro USA ha sfruttato trilioni di dollari provenienti dai fondi del mercato monetario per acquistare titoli di debito, eliminando così la storica inversione della curva dei rendimenti. Ora, però, sembra profilarsi una tempesta perfetta, architettata e progettata a tavolino. I rendimenti sono letteralmente esplosi lungo tutta la curva, nonostante il taglio dei tassi che avrebbe dovuto contenerli. L’ultimo dato sul mercato del lavoro ha deluso tutti, eccetto Wall Street, che ha festeggiato un incremento di soli 12.000 posti di lavoro rispetto alle attese di +100.000. Il 7 novembre, tra due giorni, la Fed taglierà ulteriormente i tassi di 25 punti base, un esito che i futures valutano con una probabilità del 100%, nonostante l’impennata dei rendimenti obbligazionari. E tra nuove emissioni record e rinnovi delle emissioni esistenti, servono fondi per evitare che le aste di Janet Yellen finiscano in una serie di no-bids, ovvero aste senza offerte reali.

Siamo sul punto di rivivere un nuovo 18-19 settembre 2019? I segni attuali, sebbene non evidenti, sembrano quelli della metà di agosto di quell’anno. E gli spread nel secondo grafico lo confermano. Questa era la situazione degli swap alla chiusura delle contrattazioni di venerdì scorso. Ma se si verifica un’emergenza di liquidità e, magari, prima del Qe5 ritornano le aste di finanziamento repo, quale sarà il destino delle prospettive inflazionistiche?

Il repentino cambio di politiche monetarie, quali effetti immediati porterà, prima della grande pax finanziaria garantita da una nuova attivazione permanente della stampa di denaro? Una nuova crisi repo, perfettamente orchestrata come nel 2019, con il reverse repo pronto a gestire l’arrivo del nuovo inquilino della Casa Bianca e a imporre immediatamente un’agenda di priorità esterne? Se è così, chiunque sia l’architetto di questo piano è un genio. Del male, ma pur sempre un genio. E ovviamente, non è difficile intuire quale settore abbia tutto l’interesse a un simile esito e abbastanza potere per generarlo dal nulla e mantenerlo autonomamente, senza che nessuno avverta il tanfo di bruciato. Non a caso, dopo aver eliminato circa dieci miliardi di dollari in titoli della Bank of America dal 19 luglio a oggi, Warren Buffett ha ridotto anche la sua esposizione in Apple nel terzo trimestre, usando la pala piuttosto che il cucchiaino. Ma non è tutto. Berkshire Hathaway ha messo in pausa i riacquisti di azioni e ora si trova su un monte di liquidità record: 325 miliardi di dollari. E vale la pena ricordarlo, tutto ciò non solo senza un interesse immediato nell’acquisto di titoli scontati, ma soprattutto senza impegnare nemmeno una frazione di quel tesoretto nel riacquisto di propri titoli.

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L’oracolo di Omaha è diventato troppo cauto con l’avanzare dell’età? O forse Warren Buffett sa qualcosa che noi comuni mortali scopriremo solo dopo il risultato delle elezioni e la decisione della Fed, due potenziali catalizzatori non da poco? In ogni caso, la liquidità di mercato sarà un problema post-elettorale. Chiunque vinca. Perché a comandare sono le banche, non la Casa Bianca. E la Fed agisce sulla base monetaria esclusivamente per bilanciare le loro esigenze, sia che si tratti di Trump o di Harris, nessuno può pensare di opporsi, cambiare o anche solo riformare questo sistema. Poiché gli Stati Uniti sono così. Non sorprende, quindi, che la Speaker della Camera operi in un evidente regime di insider trading, accumulando milioni di dollari con il suo portafoglio di informazioni privilegiate.

Nessuno ha mai chiesto le dimissioni o un processo per Nancy Pelosi, né tra i Repubblicani né tra i suoi colleghi Democratici. La smoking gun, signori. E ora, che lo spettacolo abbia inizio.

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