Intelligenza Artificiale come nel 2000 e 2008: DeepSeek scatena un nuovo tsunami finanziario!

DeepSeek ha recentemente catalizzato l’attenzione globale sulla reale esistenza della cosiddetta bolla dell’intelligenza artificiale. Questo non è un tema nuovo per chi, come il sottoscritto, ha da tempo analizzato i conti e le prospettive di Nvidia, pilastro fondamentale di questo settore.

Tuttavia, ciò che sta accadendo non è affatto un caso. Pensate davvero che in una sola settimana un’azienda cinese poco nota e dal costo di 200 milioni di dollari possa superare OpenAI e diventare l’app di AI più scaricata negli USA? Oppure, ritenete casuale che la sua ascesa a fenomeno mediatico sia stata scatenata da uno scambio di tweet tra Elon Musk e il CEO di OpenAI, accusato con il partner giapponese SoftBank di esagerare gli investimenti nel Project Stargate, un piano da 500 miliardi per lo sviluppo dell’AI negli USA, senza avere effettivamente tali risorse? E la revisione della posizione della CIA sul presunto “sfuggito” del Covid dal laboratorio di Wuhan è davvero frutto di una sincera presa di coscienza sui dati, o piuttosto un disperato tentativo della Silicon Valley e dell’entourage di potere della “Bidenomics” di convincere l’opinione pubblica americana che tutto ciò che proviene da un laboratorio cinese sia intrinsecamente malefico?



Si sta tentando di gestire il collasso della più grande bolla speculativa in modo ordinato e sistematico, il che è auspicabile. Speriamo che ciò avvenga con successo, poiché l’alternativa, un ritorno al valore equo di mercato, potrebbe tradursi in una crisi paragonabile a quella del 2008, ma moltiplicata per cento. Attraverso DeepSeek, la Cina ha messo in evidenza che il re del “market cap” delle aziende AI americane è senza vestiti e che quindi, le valutazioni degli indici azionari, che dipendono al 90% dalle performance delle cosiddette MAG7 del settore tecnologico, non sono altro che uno schema Ponzi. Tutto questo è destinato a crollare, se non si interviene con realtà e finanziamenti statali concreti, non semplici scambi o crediti virtuali.

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Non pensate che la recente conversazione tra Donald Trump e Xi Jinping non abbia trattato questi temi. L’atteggiamento più morbido della nuova amministrazione USA verso Pechino non è casuale, considerando che la Cina può colpire Wall Street nel cuore in poche ore, prima ancora che l’industria e la ricerca americana possano reagire. Con costi di hardware solo del 3%, DeepSeek ha dimostrato di poter eguagliare OpenAI, mettendo a nudo quanto sia facile scoperchiare il vaso di Pandora dei miliardi investiti nel settore AI americano, che ora rischiano di svalutarsi drasticamente. Se ciò che prima veniva valutato 100 ora può essere realizzato con solo 5 o 10, il valore di mercato e gli investimenti crolleranno, così come il prezzo delle azioni, che tutti cercheranno di disfarsi prima di poterle vendere solo a 60 centesimi sul dollaro, se va bene.



Naturalmente, ciò comporta anche altre conseguenze. Una volta terminata la purga, con la paura e le perdite che qualcuno dovrà sopportare come capro espiatorio e agnello sacrificale del sistema, tutto ricomincerà con valutazioni reali e più sostenibili. A quel punto, un nuovo rally tecnologico basato sull’acquisto ai minimi potrebbe generare enormi profitti per chi saprà scegliere il momento e il prezzo giusti per entrare nel mercato, mentre sembra tutto crollare. A livello industriale, questo rappresenterà una fortuna in un mercato che finalmente darà meno importanza alla responsabilità gonfiata e alla finanziarizzazione di massa in stile subprime, che rischia di portarci allo stesso epilogo.

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Questi eventi rappresentano un tentativo legittimo di contenere uno tsunami innescato dalla consapevolezza improvvisa che i fondi investiti in aziende fino a ieri considerate all’avanguardia, invincibili e senza concorrenza nel business del futuro erano in realtà speculazioni ad alto rischio e, in molti casi, completamente incapaci di generare un reale ritorno. Probabilmente, entro una settimana, i media sposteranno l’attenzione su un capro espiatorio meno dannoso, come le società di rating e di revisione contabile, coloro che certificavano i bilanci delle aziende tech smentite dall’underdog cinese. Il passo successivo sarà probabilmente una scoperta sensazionale, disponibile da mesi se non anni, ma tenuta nei cassetti, che potrà ridurre drasticamente i costi. Questo atto di riconciliazione con il mondo e l’opinione pubblica servirà a ristabilire la fiducia e dimostrare pentimento, proprio come accaduto con la bolla del 2000. Ma stavolta i tempi sono più stretti e i miliardi in gioco sono molti di più. Nvidia non può subire lo stesso destino di Cisco, perché le conseguenze sarebbero troppo ampie e gravi.

Il sistema imparerà questa volta la lezione? Non contarci. Il modello americano si basa su predazione e penitenza. L’unica differenza rispetto al passato è che i valori in gioco, tra collaterali e derivati, richiedono che una bolla e la sua esplosione controllata avvengano ogni due anni, e non ogni decennio o ventennio. Vi piacciono un mondo dominato da app e consegne a domicilio a ogni ora a prezzi stracciati? Questo è uno dei costi. Perché non ci sono pasti gratuiti, ricordatelo sempre. E forse, da oggi in poi, prest
ate meno attenzione e mostrate meno entusiasmo verso il sarcasmo di certi accademici plurititolati che riservano a chi esprime dubbi, ottenendo in risposta solo lo stigma di complottista o catastrofista. Perché erano in molti a glorificare l’AI e il tech USA e a benedire il modello americano esaltato dal rally senza fine di Wall Street. Proprio tanti. Oggi, ovviamente, negano o saltano sul carro dei censori.

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