Accesso universale al conto corrente è divenuto un tema centrale nell’agenda finanziaria, evidenziato anche dalla Banca d’Italia che ha recentemente proposto una revisione legislativa in risposta ai disegni di legge di Romano e Bagnai. Questi riguardano, da un lato, l’obbligo per le banche di fornire conti correnti e, dall’altro, le problematiche nella rescissione dei contratti esistenti. Ida Mercanti, vice capo della Vigilanza di Bankitalia, ha affrontato la questione durante un’audizione presso la Commissione Finanziaria della Camera, enfatizzando la necessità di instaurare un “diritto al conto di pagamento” per tutte le entità non consumatrici a rischio di esclusione, che, secondo i dati di Bankitaly, ammontano a almeno 230 casi dal 2019 all’anno scorso, basandosi sulle segnalazioni effettuate.
Procedura di apertura del conto corrente
Tra il 2019 e il 2024, la Banca d’Italia ha registrato circa 230 segnalazioni relative a difficoltà nell’aprire o mantenere un conto corrente da parte di imprenditori, liberi professionisti e associazioni, nonché altri soggetti non consumatori. Un terzo di queste segnalazioni concerne il rifiuto delle banche nell’apertura del conto. Anche se numericamente limitate, queste situazioni rivelano problemi significativi nel rapporto tra banche e imprenditori.
Significativamente, oltre il 50% delle segnalazioni proviene dalle società, con un ulteriore 20% da Partite IVA e micro-imprenditori, senza grandi distinzioni di settore. Questo panorama dimostra l’ampiezza della problematica.
Per analizzare il problema dell’esclusione bancaria, è essenziale retrocedere e comprendere come funziona l’apertura di un conto di pagamento: queste persone dovrebbero avere accesso a un conto che fornisca servizi essenziali come bonifici, pagamenti elettronici e una carta di debito, escludendo strumenti come carte di credito o linee di credito, che rappresentano un rischio maggiore per le banche.
Per aprire un conto di questo tipo, le banche dovrebbero attenersi a regole specifiche. Ogni istituto bancario sarebbe obbligato a offrirlo, ma la legge potrebbe delineare anche quali intermediari bancari debbano assumere questo compito. In pratica, ogni banca dovrebbe accettare le richieste di apertura di un conto di pagamento, valutando i rischi e aderendo alle norme di sicurezza vigenti.
Facilitare l’apertura del conto in modo sicuro è cruciale per garantire l’accesso ai servizi bancari essenziali anche a chi non rientra nelle categorie tradizionali. Le procedure di apertura potrebbero essere simili a quelle per un conto base, richiedendo un documento d’identità valido, codice fiscale e un comprovante di residenza, con ulteriori controlli per prevenire frodi.
Conto corrente per tutti: esempi di successo in Europa
Partendo dall’analisi iniziale, è interessante notare che, per la Banca d’Italia, l’elemento chiave sarebbe garantire a tutti gli individui in difficoltà l’accesso ai servizi essenziali, come evidenziato da Mercanti prendendo esempio da paesi come la Francia e il Belgio, che già attuano modelli simili. Questo potrebbe rappresentare una soluzione efficace anche per l’Italia, per supportare chi è impegnato nell’attività imprenditoriale e incontra ostacoli bancari.
Allo stesso modo, la vice della Vigilanza di Bankitaly ha sottolineato l’importanza delle garanzie in termini di diritto di chiusura dei conti correnti aperti, proponendo un modello bancario imprenditoriale paragonabile a quello civile per evitare che le banche siano costrette a mantenere conti eccessivamente rischiosi per la loro stabilità. L’obiettivo non è solo prevenire il riciclaggio di denaro o il finanziamento al terrorismo, ma anche proteggere la sicurezza pubblica. Tuttavia, esistono opinioni contrarie riguardo l’idea di obbligare le banche ad aprire conti a tutti.
Gianfranco Torriero, vicedirettore generale dell’ABI, ha manifestato preoccupazione, sostenendo che una normativa del genere potrebbe trasformare l’attività bancaria in un servizio pubblico, contrariamente ai principi che vedono le banche come imprese private secondo la normativa italiana. Anche la Banca d’Italia ha espresso preoccupazioni, focalizzandosi sui rischi associati alla libertà di scelta degli istituti bancari.
Da parte sua, Mercanti ha fatto riferimento all’articolo 41 della Costituzione, che tutela la libertà economica dei cittadini e l’indipendenza nell’avvio di nuove attività economiche, sostenendo che, con adeguati controlli e regole chiare, il diritto di recesso dai contratti potrebbe incentivare la responsabilità degli operatori bancari. Infatti, un meccanismo che permette alle banche di rivedere le proprie decisioni potrebbe contribuire a mantenere la loro stabilità, evitando scelte potenzialmente rischiose.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.