Cosa promette la blockchain? Secondo alcuni è la nuova frontiera per uno sviluppo differente dell’ecosistema commerciale, in grado di fornire sicurezza e decentralizzazione agli scambi tradizionali e la possibilità di collegare punti in un mondo sempre più globalizzato, senza dover rinunciare all’efficienza.

I cripto-asset avrebbero raggiunto il valore di 830 miliardi di dollari all’inizio del 2018. Il mercato è di fatto piccolo rispetto al sistema finanziario globale, ma il trading con valute virtuali o l’introduzione di nuovi prodotti (tipo, trust e prodotti negoziati in borsa) fa crescere l’interesse degli investitori e solleva, di conseguenza, domande per le possibili implicazioni sulla stabilità finanziaria e sui principali rischi di questi nuovi strumenti (bassa liquidità, uso della leva finanziaria, rischi di mercato derivanti dalla loro volatilità, rischi operativi).

Ma, con le tecnologie ancora in forte evoluzione, i regolatori stanno mostrando molta prudenza, in attesa di comprendere bene potenzialità e reale impatto dei potenziali rischi legati alla blockchain.

Intanto, si è cominciato a vedere qualche timido intervento da parte dei principali regolatori, soprattutto su ambiti specifici, come per le monete virtuali, il tema del riciclaggio, quello della privacy. Ciò che è certo è che nessun Paese ha ancora definito un quadro complessivo di intervento.

Tentativi di sviluppo di un quadro normativo a livello internazionale

Un primo sforzo per avviare la definizione di un quadro normativo unico e omogeneo a livello globale per criptovalute e blockchain è collocabile a marzo di quest’anno, quando i membri del G20 si sono riuniti per discutere del futuro delle nuove tecnologie. Nonostante non sia stato raggiunto un consenso unanime su quale approccio seguire, i membri hanno riconosciuto il valore di questo nuovo settore economico e si sono impegnati a pubblicare una proposta formale entro luglio. Quello del G20 è il primo intervento che si propone di fissare standard e regole a livello globale per lo sviluppo della normativa, nei prossimi anni.

Nel comunicato di luglio si legge:“Le innovazioni tecnologiche, comprese quelle sottostanti le cripto-attività, possono apportare benefici significativi al sistema finanziario e all’economia in generale. Tuttavia, sollevano problemi in relazione alla tutela dei consumatori e degli investitori, all’integrità del mercato, all’evasione fiscale, al riciclaggio di denaro e al finanziamento del terrorismo. I cripto-asset non hanno le stesse caratteristiche chiave delle valute sovrane. Anche se al momento non rappresentano un rischio per la stabilità finanziaria globale, rimaniamo vigili. Accogliamo con favore gli aggiornamenti forniti dall’FSB e dagli SSB ed attendiamo con impazienza il loro ulteriore lavoro per monitorare i potenziali rischi delle cripto-attività e per valutare risposte multilaterali, se necessario. Ribadiamo i nostri impegni di marzo relativi all’attuazione degli standard GAFI e chiediamo al GAFI di chiarire, entro ottobre 2018, come i suoi standard si possano applicare alle cripto-attività”.

Così, il 19 di ottobre, il GAFI pubblica alcuni emendamenti, che vanno a integrare le sue Raccomandazioni “International Standards on Combating Money Laundering and the Financing of Terrorism & Proliferation” con spunti relativi alle cripto-valute.

In parallelo, il Financial Stability Board pubblica il “Crypto-asset markets Potential channels for future financial stability implications” (ottobre 2018), dove si pone l’attenzione sui rischi di stabilità finanziaria ma anche su altri punti di attenzione, come il tema della protezione di consumatori e investitori, l’evasione fiscale, l’elusione dei controlli sul capitale, il riciclaggio, la privacy.



Le proposte dell’UE sulla blockchain

In questo percorso, anche l’UE pone un mattoncino per la costruzione di tale framework, con lo “European Union Blockchain Observatory and Forum”, pubblicato in agosto.

Ricordando le opportunità offerte dallo sviluppo della nuova tecnologia e l’enorme investimento che si sta facendo a livello europeo (già stanziati 80 milioni di euro su progetti di blockchain in diversi settori, e annunciato un piano di finanziamenti di 300 milioni), si sottolinea che la blockchain sta modificando alcune aree tecnologiche e di mercato, con il risultato che alcuni istituti legali e la regolamentazione non sono più chiari, ben definiti, sufficienti, e pertanto richiederanno uno sforzo complesso di revisione.

Alcuni ambiti in cui, a titolo esemplificativo, sarà necessario un intervento sono, tra gli altri:

  • quello della tassazione;
  • del trattamento contabile dei crypto-asset;
  • del trattamento legale degli smart contract;
  • della gestione dei codici.

Vi è, quindi, la necessità di conciliare la nuova normativa del GDPR con la blockchain laddove alcuni principi sono evidentemente in contrasto (immutabilità, decentramento del dato).

Mano a mano che si va avanti con l’analisi dei potenziali impatti, emergono anche aspetti singolari, come ad esempio una analisi sull’enorme impatto ambientale che avrebbe l’utilizzo della tecnologia. Alcuni articoli hanno riportato che una sola transazione consumerebbe quanto una casa unifamiliare.

Quali sono gli approcci negli altri continenti

I paesi dell’Asia orientale hanno adottato, in un primo momento, un approccio “business first, regulation later, consentendo alle società di blockchain di operare senza restrizioni. Ma, da circa un anno, si comincia a discutere della necessità di un controllo regolamentare, a seguito dell’esplosione delle criptovalute.

Ad esempio, la Cina era considerata un rifugio internazionale per le criptovalute. Nel 2017, la Banca Popolare Cinese ha improvvisamente bandito le offerte di monete virtuali nel paese. La Corea del Sud ha seguito l’esempio, affermando che, mentre la tecnologia blockchain sarebbe stata incoraggiata nei propri confini nazionali, le ICO sarebbero state bandite.

Negli USA, l’approccio iniziale è stato esattamente contrario:”Regulation first, business later”, prevalendo un forte scetticismo e controversi punti, come ad esempio quello della sicurezza e l’utilizzo dello spazio. La SEC ha imposto che le criptovalute siano considerate “beni” sotto il controllo del governo, scoraggiando molte grandi aziende internazionali ad operare in America.

Anche in Italia si procede con cautela

In Italia, si è approcciato con entusiasmo lo sviluppo delle nuove tecnologie. Banca d’Italia ha avuto sino ad ora un approccio positivo e di ascolto verso il mercato, anche grazie al canale Fintech, basando tale approccio sul presupposto che una risposta regolamentare efficace deve essere in linea con i risultati delle realizzazioni concrete e quindi con i loro rischi reali.

Al tempo stesso, però, si legge in un Comunicato del 9 novembre che la Consob ha sospeso una ICO, perché l’offerta finanziaria era abusiva e non tutelava gli investitori italiani. L’Autority scrive:“Coloro che intendono effettuare un’offerta al pubblico pubblicano preventivamente un prospetto. A tal fine, per le offerte aventi ad oggetto strumenti finanziari comunitari nelle quali l’Italia è Stato membro d’origine e per le offerte aventi ad oggetto prodotti finanziari diversi dagli strumenti finanziari comunitari, ne danno preventiva comunicazione alla Consob allegando il prospetto destinato alla pubblicazione. Il prospetto non può essere pubblicato finché non è approvato dalla Consob”. In relazione all’attività in questione, non era stata effettuata alcuna preventiva comunicazione né trasmissione del prospetto informativo.

Standard privati: il white paper degli addetti ai lavori.

Intanto, anche alcuni privati si stanno muovendo per definire delle linee guida per gli addetti ai lavori.

Hyperledger è un progetto open source, creato da alcune società operanti in diversi settori (industriali e finanziari), che hanno collaborato per definire un documento di base che diventasse una linea guida comune in termini di definizioni, nomenclature, metriche che dovrebbero essere utilizzate per valutare le performance delle blockchain e comunicarne i risultati.