Finanza e Spionaggio: Le Mosse di Pechino Che Mettono in Allarme gli USA!

Appena in tempo per influenzare i mercati futuri prima dell’apertura di Wall Street, ieri Donald Trump ha riacceso le polemiche accusando la Cina di aver violato l’accordo commerciale preliminare firmato solo tre settimane fa in Svizzera.

Indipendentemente dalle ragioni addotte, nessuno dovrebbe prenderle troppo sul serio. Come sostengo dal primo giorno, ci troviamo in una farsa orchestrata per evitare che i veri problemi vengano esposti.



Il vero problema rimane il debito. Nonostante le rassicurazioni di calma olimpica da parte della Casa Bianca e del Dipartimento del Tesoro, la necessità di rifinanziare 7 trilioni di dollari persiste in un contesto economico già delicato per quanto riguarda l’inflazione e le politiche monetarie. Non sorprende quindi che giovedì scorso il Presidente abbia avuto un incontro teso con il presidente della Fed alla Casa Bianca, rimproverandogli aspramente la gestione dei tassi di interesse.



Il tono insolitamente duro e irrispettoso usato da Trump nei confronti di una potenza come la Cina segnala la fine del gioco. Che piaccia o no, sono gli Stati Uniti a trovarsi in difficoltà, non la Cina, che sembra ignorare le dinamiche globali.

Attenzione però, perché la Cina ha molte carte da giocare, alcune delle quali molto potenti, come dimostra il settore dei chip. Nvidia ha recentemente ammesso, nel suo ultimo rapporto trimestrale, di essere in stato di panico, nonostante cerchi di mascherare le perdite di 8 miliardi di dollari dovute ai dazi contro la Cina come semplici vendite di scorte.

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La reazione di Pechino? Un silenzio assordante. Proprio quando il Financial Times ha rivelato che Trump ha bloccato le forniture di Synopsys, Cadence e Siemens (che controllano l’80% del mercato cinese) ai loro clienti in Cina.

La situazione di Coreweave, finanziata artificialmente da Nvidia, che ha subito un tracollo a Wall Street, dimostra che se la Cina decidesse di concentrare tutto il settore dell’IA attorno a Huawei, potrebbe farlo in soli tre mesi con tecnologia comparabile e costi molto inferiori ai corrispettivi USA. Quanto durerebbe allora il mito dei bilanci straordinari di Nvidia? E perché il CEO ha venduto azioni per oltre 800 milioni di dollari subito dopo la trimestrale?

E cosa ci dice il fatto che più del 50% del flusso di cassa di Nvidia nel primo trimestre sia stato destinato a riacquisti di azioni sulla reale solidità delle valutazioni del titolo e quindi della sua capitalizzazione?

In passato, ci sarebbe stata richiesta una segnalazione di allarme. Per arrivare a uno scontro così diretto con la Cina, Donald Trump deve aver compreso la necessità di drammatizzare ulteriormente la situazione. Bisogna capire se una crisi può essere generata artificialmente o se sarà necessario uno shock più profondo. La tempistica è chiara, così come lo è l’anarchia istituzionale che regna negli USA, una lotta interna al potere che è inquietante.

E ora, come interpretare questa mossa nel breve termine? La Corte federale per il Commercio ha respinto le tariffe, il governo ha fatto appello alla Corte Suprema e, nel frattempo, la Corte d’appello ha sospeso la decisione di Manhattan, ristabilendo la validità del regime di dazi reciproci. Questo crea una situazione di caos interpretativo, di valutazione del mercato e di percezione del sentiment difficilmente gestibile, se non attraverso l’entropia come unica strategia apparentemente percorribile.

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Stiamo entrando nella fase più critica del reset globale, che molto probabilmente richiederà un capro espiatorio. Scommettiamo che, sapendo di non poter agire seriamente contro la Cina, la prossima mossa di Trump – abbandonando il ruolo del “bravo ragazzo” – sarà minacciare di interrompere il rinvio al 9 luglio dei dazi al 50% sulle esportazioni europee?

Speriamo che Pechino non reagisca. Perché, se decidesse di utilizzare l’arma atomica delle richieste di oro fisico rispetto al casino dei derivati di carta, aumentando enormemente le licenze di acquisto di oro per le banche commerciali cinesi, qualcuno a Wall Street potrebbe iniziare a rimpiangere i giorni di Lehman Brothers.

Donald Trump ha cercato e creato questo caos, perché solo così può generare l’emergenza necessaria a risolvere quelle scadenze sul debito. Ma il rischio che la situazione sfugga di mano ora cresce esponenzialmente.

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