Italia e Germania in lotta per riportare l’oro! Pressioni sui caveau USA per il rimpatrio.

Italia e Germania considerano il ritorno delle riserve auree dagli USA e UK (5.800 tonnellate, 245 miliardi di dollari) per rafforzare sovranità e sicurezza

Italia e Germania, tra le economie più robuste dell’Unione Europea, stanno esaminando una questione sempre più critica e dibattuta riguardo le riserve d’oro conservate all’estero. La discussione, sia a livello politico che pubblico, si intensifica riguardo i 5.800 tonnellate di oro, del valore di circa 245 miliardi di dollari, attualmente custoditi principalmente presso la Federal Reserve degli Stati Uniti e, in parte minore, presso la Banca d’Inghilterra.



La decisione di depositare l’oro all’estero era storicamente legata a motivi di sicurezza internazionale in un’era segnata dalla Guerra Fredda e dalla paura dell’Unione Sovietica. Tuttavia, il contesto attuale è cambiato e si moltiplicano le richieste di rimpatriare queste risorse strategiche all’interno dei confini nazionali, per garantirne la sorveglianza e la protezione direttamente dagli stati di appartenenza.



In Germania, la Bundesbank detiene la seconda più grande riserva aurea ufficiale al mondo, con 3.352 tonnellate. Di queste, oltre un terzo, circa 1.200 tonnellate, è ancora custodito nei caveau della Federal Reserve di New York, e un altro 13% si trova a Londra. La pressione per il rimpatrio proviene principalmente da movimenti politici come AfD e da gruppi civici preoccupati per la stabilità dell’Alleanza Atlantica e l’affidabilità futura delle istituzioni americane.

Anche in Italia, le discussioni sono simili: la Lega ha sollevato più volte l’argomento, presentando l’oro come uno strumento di difesa economica in un periodo caratterizzato da inflazione e incertezza. Tuttavia, la Banca d’Italia mantiene una posizione prudente, evidenziando la necessità di valutare attentamente i costi logistici, le questioni diplomatiche e le implicazioni per la fiducia dei mercati, dato che un rimpatrio non coordinato potrebbe causare instabilità o malintesi a livello internazionale.

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Oro depositato all’estero: quanto ne detengono Italia e Germania e perché il tema è nuovamente attuale

Il dibattito su questo argomento in Italia e Germania non è recente, ma ha acquisito nuova rilevanza nel contesto politico attuale, intensificato da tensioni geopolitiche, scenari incerti e crescente sospetto verso la stabilità delle grandi potenze finanziarie, che fino a poco tempo fa sembravano inattaccabili. Le riserve auree tedesche, originariamente create e depositate negli USA per evitare i rischi della Guerra Fredda, hanno simboleggiato per anni la ferma adesione di Berlino all’ordine occidentale.

Ma il clima internazionale attuale, segnato dalle politiche aggressive di Donald Trump e dal progressivo deterioramento dei rapporti transatlantici, sta incoraggiando anche i settori moderati della politica tedesca a chiedere un maggiore controllo fisico delle proprie risorse; Markus Ferber della CDU ha pubblicamente sollecitato la Bundesbank a effettuare controlli regolari, verificando i lingotti e documentando la presenza del patrimonio nazionale nei depositi esteri, un approccio che sta guadagnando consenso anche tra i cittadini, con la Federazione tedesca che ha inviato una lettera alla banca centrale richiedendo il rimpatrio immediato delle scorte.

Anche in Italia, con le sue 2.452 tonnellate, la questione si lega a un’altra dimensione: quella culturale, legata all’identità economica del paese che ha sempre considerato l’oro come una garanzia ultima di solidità. La questione è stata spesso affiancata da argomentazioni sulla protezione del risparmio e della sovranità economica, anche se la Banca d’Italia continua a preferire un approccio cauto, non solo per ragioni economiche ma anche per evitare effetti a catena a livello europeo, dove ogni movimento sul fronte dell’oro potrebbe essere interpretato come uno scossone politico.

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Italia, Germania e la sfida del rimpatrio dell’oro: tra complessità logistica, segnali ai mercati e considerazioni strategiche

Il rimpatrio dell’oro in Italia e Germania è un processo lungo e complesso, come dimostra l’esperienza della Germania che tra il 2013 e il 2020 ha trasferito circa 674 tonnellate d’oro da New York e Parigi al proprio territorio, in un’operazione che ha richiesto sette anni di coordinamento tra banche centrali, governi e sistemi di trasporto altamente sicuri. Anche in questo caso, i costi non sono solo logistici, ma anche diplomatici, poiché riprendere fisicamente possesso dell’oro implica anche inviare un messaggio chiaro, che può essere visto come mancanza di fiducia verso un partner considerato fino a poco tempo fa affidabile.

I trasferimenti di oro tra le banche centrali non sono mai neutrali e richiedono tempismo, discrezione e pianificazione. È proprio questa complessità che rende il rimpatrio un’operazione più complicata di quanto possa apparire, nonostante nel dibattito pubblico si tenda a semplificare gli aspetti.

Le autorità monetarie italiane e tedesche stanno valutando se, a lungo termine, sia più vantaggioso avere il controllo diretto delle riserve o mantenere inalterata la fiducia nelle alleanze economiche transatlantiche.

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