A partire da quest’anno, la riforma Irpef 2025 introdurrà delle modifiche significative relativamente ai fringe benefit. Si eliminerà il prezzo all’ingrosso per i beni e servizi offerti e prodotti dall’ente che fornisce i cosiddetti “premi in natura” ai propri dipendenti.
Il metodo utilizzato per stabilire il valore del bene o del servizio si avvarrà degli elenci ufficiali delle Camere di Commercio, dei fornitori o secondo le tariffe professionali. Questo approccio favorisce i datori di lavoro che possono trarre vantaggio dal costo di produzione piuttosto che dai prezzi di mercato.
Riforma Irpef 2025: soglia incrementata a 1.000€
La riforma Irpef 2025 include – come preannunciato – alcune modifiche di rilievo. La principale novità è l’incremento del limite a 1.000€ (che sale a 2.000€ per i dipendenti con figli a carico), un considerevole aumento rispetto ai precedenti 258,23€ all’anno.
In secondo luogo – la novità più rilevante – riguarda il calcolo del valore dei beni che dal 1° gennaio 2025 non considererà più i prezzi all’ingrosso, ma si baserà unicamente sui costi sostenuti dall’azienda o sul costo medio attribuito al dipendente.
La nuova metodologia di valutazione non presenta restrizioni per le aziende, permettendo a tutte quelle che offrono beni o servizi ai propri dipendenti di utilizzarla.
Le conseguenze fiscali per lavoratori e imprenditori
Il sistema di welfare italiano è stato concepito per ridurre la pressione fiscale sui datori di lavoro, favorendo al contempo i dipendenti con premi in natura (fornendo beni e servizi) senza incidere sul loro reddito (motivo per cui i fringe benefit non si accumulano al reddito).
Il nuovo sistema introdotto dalla riforma Irpef e Ires 2025 è pensato per facilitare i datori di lavoro, che potranno determinare il valore del bene basandosi esclusivamente su elenchi ufficiali e sulle spese di produzione attuali, nel caso in cui il bene non sia ancora disponibile sul mercato, permettendo di risparmiare rispetto al prezzo di listino.
Tuttavia, per i dipendenti potrebbe emergere un aspetto negativo, dato che questa nuova metodologia di calcolo potrebbe influenzare l’imponibilità massima del bene o servizio, superando il limite massimo e impattando negativamente sulla tassazione personale.
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Alessandro Conti ha conseguito una laurea in ingegneria finanziaria presso il Politecnico di Torino, con una specializzazione in tecnologie finanziarie. Ha lavorato come consulente per diverse start-up fintech e istituzioni bancarie. La sua specializzazione riguarda la regolamentazione dei servizi di pagamento e l’implementazione di soluzioni conformi alle nuove normative europee, in particolare PSD2. Su ComplianceJournal.it, Alessandro condivide le sue conoscenze sulla digitalizzazione dei servizi finanziari e sui rischi emergenti legati alle innovazioni tecnologiche nel settore bancario.