FINANZA E SPIE: Scopri il Piano Che Cambierà il Destino dei Cittadini Europei!

È probabile che qualcuno non prenda bene le parole che sto per esprimere. Mi dispiace, ma se fossi stato uno che cerca approvazione e fa il piacione, probabilmente avrei vissuto una vita più tranquilla. Invece, scelgo di compensare la dura battaglia contro la fine del mese godendo della libertà di esprimere liberamente i miei pensieri. Talvolta, riesco anche a prevedere la realtà cruda e scomoda che ci attende.



Per questo, spero mi perdonerete se affermo che il Sistema ha ragione. Ha una ragione di tipo orwelliano. E, ancora in stile orwelliano, si erge sopra la massa. Quest’ultima, invece, ingurgita sciocchezze sui social network, senza rendersi conto di dirigersi allegro verso il macello. Anzi, bela contenta mentre attende il suo turno.



Guardate questi tre grafici, che illustrano gli eventi di febbraio. Il rapporto long/short (ovvero la proporzione tra acquisti e vendite di equity) degli hedge funds è crollato ai minimi degli ultimi cinque anni, addirittura sotto i livelli del crash del Covid del 2020. Inoltre, gli stessi hedge funds hanno venduto azioni per dieci delle ultime undici settimane.

Sono tutti sciocchi? A chi hanno venduto? Ai bag holders, come li chiamano nel gergo, il cosiddetto gregge. Coloro che portano i pesi, coloro che si assumono i pesi di mercato. In realtà, la clientela al dettaglio. Che, nel medesimo periodo, ha registrato livelli record di acquisti di azioni. Risultato? Si è trovata di fronte al treno in corsa della grande correzione delle ultime settimane.


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Ora capirete che, una volta può succedere. Ma quando diventa un’abitudine quella di giocare a fare Gordon Gekko, sfidando chi fa queste operazioni per vivere e, soprattutto, può contare su algoritmi ad alta frequenza e informazioni di prima mano, allora si tratta di autolesionismo. O, peggio ancora, di pura avidità. Un’avidità quasi gogoliana. Perché a questi livelli di valutazione delle azioni, nessuno può pensare di ottenere un arbitraggio minimo senza rischio.

Non stiamo parlando di titoli di stato indicizzati che, al limite, possono garantire un piccolo guadagno sulla cedola se le previsioni inflazionistiche non vanno come previsto. Qui si rischia di perdere tutto. Ora guardate questo altro grafico, che chiarisce meglio ciò di cui vi ho parlato ieri.

Il mercato azionario europeo ha visto l’ingresso di capitali nelle ultime quattro settimane come non accadeva da oltre un decennio. Gli hedge funds vendevano titoli USA – soprattutto nel settore tecnologico, i più sovravalutati e a rischio – alla clientela al dettaglio che li acquistava tramite piattaforme online, convinta di fare l’affare del secolo.

Nel frattempo, i capitali ricavati dalle vendite si spostavano verso il vergine mercato europeo, destinato a beneficiare di un flusso di liquidità istituzionale senza precedenti, tra il pacchetto tedesco appena approvato dal Bundestag e il mega-piano UE per il riarmo. Non a caso, la Commissione ha persino considerato l’uso del Mes per finanziarlo. Chiaramente, si va dove c’è abbondanza.

Ma quanto durerà questo paradiso? E, soprattutto, non vedete due puntini apparentemente lontani e nascosti che potrebbero presto collegarsi e creare un profilo devastante sulla mappa del doping economico del PIL? Presentando mercoledì la road map della Siu, la Savings and Investments Union, l’Europa ha di fatto ribadito concetti già noti. Nessuna novità di rilievo. Insomma, la grande attesa per la conferenza stampa del 19 marzo si è risolta in una delusione.

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Se visitate il sito della Commissione, troverete solo un cronoprogramma. E cosa ci attende da qui a fine anno? Nel terzo trimestre è prevista l’introduzione dei Savings and Investments Accounts, al momento strumenti di risparmio e investimento completamente anonimi ma con il marchio di garanzia dell’UE, a quanto pare. Un po’ come l’ESG. Un po’ come il tech nel mercato azionario. E questo è ciò che mi preoccupa.

Proprio come è successo con quei titoli legati all’AI che per mesi la stampa ha descritto come immuni a ogni problema e correzione, evitando ovviamente di indagare sul reale valore sottostante che giustificava tali prezzi (vedi i bilanci gonfiati di Nvidia, che persino il Corriere ha dovuto alla fine esaminare), temo fortemente un effetto di blue-washing, dove il verde dell’ESG viene sostituito dal blu della bandiera UE. Ovvero, la proliferazione dell’aggettivo europeo come diversivo per attrarre risparmiatori verso conti deposito, conti correnti e piani di investimento/assicurativi.

Guardando al cronoprogramma della Commissione UE, l’attuazione pratica della riforma bancaria non è prevista prima del generico anno 2026. Chi gestirà quindi quei Savings and Investments Accounts nel frattempo, se non i canali creditizi e assicurativi tradizionali? E a confermare i dubbi, ci pensa il secondo passo previsto sempre per il terzo trimestre di quest’anno dalla road map presentata mercoledì, ovvero la financial literacy strategy, cioè la strategia per l’educazione finanziaria.

Potrebbe darsi che Fondazioni bancarie e gruppi editoriali con banche o assicurazioni nel loro Cda si lancino come avvoltoi su questo nuovo business da Alberto Manzi collettivo per insegnare agli italiani, spesso ingenui, come evitare di finire spennati allo stesso modo accaduto alla clientela retail USA nell’ultimo mese? Ci aspetta un Non è mai troppo tardi che vi insegnerà a far fruttare i vostri risparmi, sotto l’egida benevola della mamma UE?

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Ora vedete il fil rouge che sottende sia il rischio del secolo sia l’opportunità perfettamente orchestrata dall’Europa per sottrarre risparmio privato per investimenti pubblici senza dover ripetere la confisca del 1992, evento tanto criticato dai guru dei social, mostrando la loro natura di rane bollite, utilissime al Sistema? Volete realmente comprendere dove si nasconde la grande truffa, dove si interverrà con il machete alla greca del 2011? Guardate cosa prevedono le key measures del cronoprogramma che ho allegato per il quarto trimestre di quest’anno. Il punto scritto in rosso.

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